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Il Capitano d’Albertis – A. De Lellis


Enrico Alberto D’Albertis, lega indiscutibilmente il suo nome alle sue 2 imbarcazioni: il cutter Violante ed il cutter Corsaro, con le quali macinò innumerevoli miglia, spinto unicamente dal desiderio del esplorazione e dal gusto per le sfide.
Nato a Voltri 1846, uscì dal collegio della marina di Genova con il grado di guardiamarina nel 1866, e fu imbarcato sulle corazzate Ancona e Formidabile.
Nel 1871, passato alla marina mercantile, condusse il primo convoglio italiano attraverso il canale di Suez. La smania per la navigazione, era ormai talmente radicata in d’Abertis, da fargli cedere le quote dell’azienda di famiglia, per dedicarsi interamente ad essa, a bordo della sua imbarcazione da diporto “Violante”.
Nel 1879 insieme ad altri appassionati del mare tra cui il marchese Doria, fondò il primo Yacht club italiano il quale simbolo fu per svariati anni proprio l’emblema del Violante, una stella bianca in campo azzurro. Il suo crescente desiderio d’avventura lo portò dal 1882 su rotte più impegnative, per le quali utilizzò il “Corsaro”, di dimensioni maggiori rispetto al “Violante”.

Il Corsaro fu appositamente fatto costruire dal Capitano D’Albertis, in concomitanza con il quattrocentenario della scoperta dell’America da parte di Colombo. La figura di Colombo era da sempre nell’immaginario di D’Albertis, tanto che per intraprendere la stessa rotta percorsa dall’esploratore 400 anni anni prima, utilizzò la stessa sua strumentazione per la navigazione in uso nel XV sec. tra i quali l’astrolabio, il quadrante e la balestriglia.
La navigazione verso San Salvador, durò 27 giorni, da lì poi navigò verso New York per ricevere il saluto ufficiale delle autorità americane che lo avrebbero reso celebre nel mondo dei navigatori, guadagnandosi il titolo di capitano di corvetta. Tra il 1895 ed il 1896, intraprese il suo secondo giro intorno al mondo, dopo il quale navigò sulle coste africane visitandole in larga parte.

Questo periodo “Africano”, lo portò anche in Egitto, dove conobbe e collaborò con il nostro Egittologo Schiapparelli, impegnato negli scavi di Luxor. Nel 1910, intraprese la sua terza ed ultima circumnavigazione del globo. Durante il primo conflitto mondiale, si dedicò volontariamente al pattugliamento del mar Tirreno, facendogli ottenere la croce di guerra.
Ancora oggi a Genova, svetta sul porto il castello di Montegalletto, originariamente bastione medioevale, sulle quali rovine D’Albertis, fece costruire la propria dimora, oggi appunto conosciuta come castello D’Albertis, nella quale morì nel 1932.
Nel castello è conservata una vasta e rarissima collezione di armi provenienti da tutto il mondo, tra cui lance, frecce e balestre di ogni dimensione, molti costumi e innumerevoli oggetti raccolti da D’Albertis durante i suoi viaggi, oltre a centinaia di foto scattate dallo stesso.
Nel castello, oggi Museo delle Culture del Mondo, si trovano 11 delle 103 meridiane costruite dal Capitano, che per passione disseminò in svariati luoghi del mondo tra cui Egitto, Libia ed Albania.
Camminando negli ambienti del castello, si può comprendere quanto fosse forte il legame del Capitano D’Albertis con il mare, infatti molte stanze sono completamente arredate come l’interno di una nave, o ricordano in modo evidente l’impresa di Colombo del quale D’Albertis riprodusse anche le caravelle in grande scala, oggi conservate alla Galata di Genova. Innumerevoli pubblicazioni trattano la sua avventurosa esperienza, ma per descriverlo basta dire:”lupo di mare”.

[b]Bibliografia[/b]
Anna d’Albertis, “Marinaio Gentiluomo. La vita avventurosa di Enrico D’Albertis un moderno viaggiatore di altri tempi”
Crociera del Corsaro a San Salvador