Hurricane Polymar: Il nuovo di Yasuomi Umezo – Paolo Martinelli

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Hurricane Polymar: Il nuovo di Yasuomi Umezo – Paolo Martinelli

Il cast è rimasto quello di un tempo, magari oggi fatichereste a riconoscere qualche personaggio, in quel groviglio di colori che Yasuomi Umezu ha scelto per loro, eppure Takeshi è sempre l’aiutante del ridicolo, in senso buono, “of course!”, Jo Kurama: detective sgangerone, eterno debitore della bella Treu.
Attorno a loro si muovono ancora il padre di Takeshi che fa l’ispettore di polizia, col quale ci va poco d’accordo e, quasi il tempo si fosse fermato, il vecchio San Bernardo attraverso i cui pensieri veniamo ufficialmente introdotti nella storia.
Prima, infatti, s’erano viste solo ombre sinistre sfilare sulle pareti di un laboratorio che prendevano corpo in uomini-squalo, al servizio di un misterioso capo alieno per entrare in possesso di un importante oggetto scientifico.
Quale sia il segreto che si cela dietro questo reperto, sarà proprio Tacessi a venirne a conoscenza, investito così di un ruolo da supereroe all’americana, con tanto di sigla stampata sul petto, per combattere un nemico fortissimo, al servizio di un’umanità tracimante e risoluta nel proprio egocentrismo.
Il carattere del nuovo Polymar è grintoso, aggressivo e si vede, meglio si sente: nella crepuscolare e formidabile sigla d’apertura.
Adatto quasi alla personalità del character designer Umezu che è diventato improvvisamente uno dei punti di forza della nuova Tatsunoko, grazie all’inventiva del quale, personaggi in naftalina sono rispolverati, quanto a nome e spiritualità, e per non tradire nessun rimpianto o nostalgia, cuce loro addosso una boutique falso-grange, con pettinature dagli strani contorni zoomorfi e calzature da culto come le “francescane chic” indossate da Teru.
Chimera estetica, che dura più di un palpito del cuore e che s’integra perfettamente alle coreografie che sfrecciano in un eccesso di sintesi e foga battagliera.
Lo scontro si riporta finalmente così entro i termini di un “face to face” macho e poco ipertecnologizzato (anche se qualche mutazione Takeshi se la concede), pur con qualche concessione al karatè “puro” del protagonista e se lo spettacolo è tutto concentrato sui loro corpi, l’attenzione nei confronti di Treu si tramuta in sbirciatina, smorzata quasi subito dall’impazienza degli autori; come se il voyeurismo fosse bandito dall’OAV e invece Hurricane Polymar presenta altri corpi femminili, con un brano da brivido celato nell’auto smascheramento della donna-guerriera di fronte a Takeshi.
Oltre ad Umezu e all’ottimo direttore delle animazioni, Mamoru Sasaki, i due capitoli dell’anime si avvalgono di un regista come Akiyuki Arafusa, che è stato intercalatore nel film “Lamù, sei sempre il mio tesoruccio” (1991) e animatore nella serie TV di “Yu Yu Hakusho” (1992).
Infine, altro nome d’annotare è quello del musicista Tatsumi Yano, lo ricordiamo come arrangiatore nel kolossal “Capitan Harlock, l’Arcadia della mia giovinezza” (1982), autore di “City Hunter” (1987-’89) per la televisione e di “Chirorin-mura monogatari” remake TV di un noto programma per bambini, prodotto da NHK negli anni Sessanta.