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LEGIONARIO ROMANO – SGF – SR40 scala 54 mm

Avevo già visto le anticipazioni di questo pezzo della SGF a firma del solito A. Laruccia. Trovo estremamente avvincente questa ricerca intrapresa da Marco Laruccia su un periodo storico poco esplorato, i secoli finali dell’Impero Romano. C’è da augurarsi che riesca a spingersi anche più in la, magari fino al IV-V secolo così ricco e colorato e senza le solite loriche segmentate. Magari esplorando l’affascinante mondo degli ausiliari di questi ultimi due secoli.
Ma veniamo a questo Legionario della seconda metà del III secolo d.C. che si è voluto impersonificare in Aurelius Iustinus della Legio II Italica, ucciso durante l’ennesima campagna contro i Daci. La tavola di riferimento è tratta da “Imperial Roman Legionary AD 161-284” della Osprey con le magnifiche tavole di A. McBride. La scultura si presenta molto pulita, in particolare nella cotta di maglia dove non si rintracciano linee di fusione. Il viso è interessante, e mostra la voglia di una ricerca volta a rappresentare visi non anonimi ma vicini alla iconografia romana. Convincente l’idea di dividere in due l’elmo del tipo Heddernheim, per risolvere i problemi di fusione ed averlo vuoto all’interno. Non mi convince il taglio all’altezza dell’avambraccio destro che rischia di creare un brutto effetto sulla cotta di maglia al momento del ricongiungimento dei due pezzi del braccio. Molta attenzione quindi al momento del montaggio e della sequenza di pittura vista la postura complessiva del figurino. Quando avevo visto la tavola di McBride avevo trovato poco confacente ad una buona vestibilità, la cotta di maglia a contatto quasi diretto del collo del legionario: la SGF ha scelto di realizzare il figurino esattamente come nella tavola, ma certamente gli anelli di metallo che sfregavano sul collo dovevano essere poco piacevoli, specie se arroventati dal caldo clima siriano. Il thoracomachus è un elemento che viene troppo spesso dimenticato nella rappresentazione dei figurini romani. E’ degno di nota ritrovarlo al posto delle solite pteruges. Va detto che i legionari sin dai tempi di Giulio Cesare erano solito aggiungere protezioni sotto e sopra la cotta di maglia, ma le ditte tendono a dimenticarlo. Meglio rappresentare i soliti classici legionari. Qualche residuo di fusione sul pilum ma nulla di preoccupante. La scheda allegata (peccato solo in inglese) riporta una interessante bibliografia e tre proposte per la realizzazione di uno scudo basato sui rinvenimenti di Dura Europos (Siria). Nulla ci vieta, ovviamente, di rappresentare questo pezzo in un altro contesto. Una cosa da migliorare è sicuramente la qualità delle fotografie poste sulle scatole. Non rendono adeguato merito al lavoro svolto dal pittore.
Nel complesso il pezzo è molto bello, divertente da dipingere e fuori dagli stereotipi. E la cicatrice sul viso dona al pezzo un vissuto coinvolgente.

Marco Colombelli