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I Guerrieri Aztechi – V. de Sanctis

Centro politico di questa alleanza era costituito dalla città di Tenochtitlàn dove risiedeva il sovrano azteca (Tlacotan), che era anche il comandante supremo dei guerrieri e colui che poteva decidere di dichiarare la guerra. Per quanto riguarda la città questa era suddivisa in quattro quartieri che a loro volta ”contenevano” i diversi clan. Dal punto di vista gerarchico dopo il sovrano il comando era esercitato da quattro capi, divisi in due coppie. I membri della prima coppia erano detti Capi degli uomini (Tlacatacatl) mentre gli altri due erano detti Capi dei giavellotti (Tlacochcalcatl). L’unità militare minima era una composta da 20 guerrieri. Questa veniva poi unita ad altre unità simili fino a comporre una unità più grande che veniva chiamata Capulli. Questa unità raggruppava fino a 800 guerrieri. In pratica ogni Capulli rappresentava un clan. Queste unità venivano poi raggruppate in quattro ”armate”, che si rifacevano ai quartieri della città.
Ognuna di queste “armate” aveva un proprio vessillo che la distingueva. Su questa “bandiera” era riportato, con la scrittura geroglifica, il simbolo dell’”armata”. Queste insegne, durante la battaglia fungevano anche da punto di raccolta per i guerrieri. Alcune insegne erano le seguenti:

Tepetipac: un lupo con delle frecce;
Ocotelolco: uccello verde che becca su una roccia;
Tlaxcalans: un cranio bianco con ali spiegate:
Zaquanpapalotl: Farfalla di piume gialle;
Quetzaltotol: Uccello-Quetzal
Zaquan-Panitl: Bandiera di piume gialle
Zaquantonatiuh: Disco solare di piume
Maculpanitl: Ornamento composto da cinque bandiere.

Queste bandiere erano riccamente tessute in oro e piume, arte nella quale gli aztechi eccellevano. Avevano diritto a portare una propria insegna anche ogni unità e ogni comandante, che si fossero distinti nelle battaglie precedenti. Questi simboli erano estremamente precisi e si riferivano, sempre con la scrittura geroglifica, alle imprese compiute o al valore di colui che le portava. Vedremo in seguito come venivano portate dai combattenti. Durante i combattimenti quelli che potremo considerare ”gli ufficiali” utilizzavano dei fischietti d’osso oppure avevano dei piccoli tamburi legati al collo e con questi impartivano gli ordini.
La loro funzione sembra sia stata fondamentale tanto che la morte del comandante dell’unità veniva interpretato come segno di sconfitta dai suoi guerrieri, e comportava una drastica riduzione di quella che potremo definire efficienza bellica. Questa caratteristica fu notata dagli spagnoli che nelle battaglie iniziarono a colpire per primi proprio i capi.

Infine esistevano unità specializzate nella esplorazione composte da quattro o al massimo sei guerrieri e vere e proprie spie, chiamate Quimichtin (topo), che si infiltravano tra la popolazione avversaria.

Come si diventava guerrieri

Al compimento dei 15 anni tutti i giovani maschi erano sottoposti ad un addestramento militare. Durante questo periodo venivano loro rasati i capelli lasciandone solo una porzione nella parte posteriore della testa. Erano inoltre obbligati a vestire con una rozza veste bianca fatta con fibre di Aloe che veniva chiamata Nequen. Durante questo periodo ricevevano una istruzione sull’uso delle varie armi. Da questo livello base partivano tutti i guerrieri, anche chi discendeva dalla famiglia reale.

Durante il suo primo combattimento il giovane guerriero veniva inserito in un gruppo con altre reclute guidato da un veterano, che probabilmente aveva anche funzioni di controllore oltre che di aiuto ed esempio. Per “passare di grado” il guerriero doveva effettuare una cattura. La prima cattura, e solo questa, poteva essere fatta in collaborazione con altri guerrieri. Finché il guerriero non effettuava la sua prima cattura restava sempre a questo livello. Dopo che aveva effettuato la sua prima cattura veniva rasata parte della chioma che era stata lasciata precedentemente dietro la testa, lasciandone solo una piccola porzione vicino alle orecchie. Adesso il guerriero era divenuto un Iyac. Da questo momento in poi ogni ulteriore cattura doveva essere compiuta da solo, senza alcun aiuto. Pene severissime, messa a morte compresa, erano comminate a chi cercava di attribuirsi catture che non aveva effettuato.

Se il guerriero effettuava una seconda cattura aveva diritto a portare tatuate o dipinte sul volto delle strisce o dei simboli di varia natura e colore (carminio, ocra rossa o arancione). Con la terza cattura riceveva altri onori ma solo dopo la quarta cattura veniva considerato da tutti un veterano. A questo punto acquisiva un potere che potremo paragonare a quello degli attuali ufficiali superiori e poteva trattare alla pari, di questioni belliche, con gli altri comandanti.

Questo livello però era raggiunto da un piccolissimo numero di reclute. Coloro che non riuscivano a guadagnare onori in battaglia, e quindi non potevano aspirare ai privilegi che questa posizione garantiva, tornavano alla loro abituale occupazione, che significava spesso il lavoro nei campi. Però restavano sempre dei guerrieri e venivano inseriti in una forza di “riserva” dalla quale potevano venir richiamati se necessario. In questo caso andavano a costituire la massa dei guerrieri messi in campo dagli aztechi.

Gli ordini militari

Oltre a distinguersi per le catture e per il valore mostrato sul campo di battaglia esistevano tra gli aztechi altre forme di riconoscimenti per il proprio valore. Uno di questi era costituito dall’appartenere agli ordini militari. Esistevano quattro, secondo altri solo tre, ordini militari. Questi ordini erano quelli del Giaguaro, dell’Aquila, delle Frecce e dei guerrieri Otomì. L’ultimo ordine prendeva il nome da una popolazione che abitava il lago sul quale sorgerà la capitale dell’impero azteca già da tempi precedenti il loro arrivo, ma in seguito potevano farne parte anche coloro che non erano nati in quella tribù. Degli altri ordini i più importanti erano quelli del Giaguaro e dell’Aquila, mentre sembra che quello delle Frecce veniva considerato meno importante. Il membro di un ordine si distingueva per i particolari indumenti che portava. Così coloro che facevano parte dell’ordine del Giaguaro portavano una pelle di giaguaro mentre il loro elmo era costituito da una testa del felino. Quelli dell’ordine dell’Aquila avevano invece delle strisce, a simulare le piume dell’animale, sulla propria armatura mentre il loro elmo era a forma di testa d’aquila.

Armi e abbigliamento

Vediamo quindi quali erano le principali armi dei guerrieri aztechi.

La principale arma da taglio, ed una delle poche che preoccupava anche gli Spagnoli, era la Maquahuitl. Era costituita da un asse di legno, dalla forma di spada, recante infisse sui lati delle schegge taglienti di ossidiana. L’arma veniva usata più come mazza che come spada.

Un’altra arma che gli Spagnoli temevano era la Macana. Il manico di questa arma era in legno mentre l’estremità era costituita da una pietra dalla forma sferica ricoperta di pelle spessa.

Un’altra arma da taglio era la Cuauhololli. Quest’arma si poteva considerare la tipica ascia dei guerrieri aztechi. Anch’essa in legno portava sulla sommità due grosse lame, infisse ai lati opposti del gambo, sempre in ossidiana. La sua lunghezza variava tra i 50 ed 60 cm.

Sempre nei combattimenti ravvicinati veniva usato un lungo giavellotto, 1,75 – 2,75 m, chiamato Tepuztopilli. Anche questa arma aveva, quale parte tagliente, delle schegge di ossidiana infisse sulla punta.

Tra le armi da lancio degli aztechi si trovavano l’arco, i giavellotti, i dardi e un’arma particolare detta Atl-Atl. L’arco azteco era lungo tra 1,25 e 1,5 m ed era realizzato con un singolo pezzo di legno. Le frecce che scagliava potevano avere sia la punta in ossidiana che in legno indurito con il fuoco. Quest’arma però non era molto potente e gli stessi guerrieri la consideravano poco. Ad esso preferivano i giavellotti, chiamati Tlacochtli, o i dardi, detti Mitl. Questi ultimi venivano scagliati con la Atl-Atl che, per quello che ho capito, doveva essere una specie di “molla” di legno. Era infatti costituita da una staffa di legno con un solco centrale nel quale si inseriva il dardo. Il solco serviva anche a fermare il proietto quando il guerriero piegava all’indietro l’arma per procedere al lancio.

Come protezione personale gli aztechi utilizzavano lo scudo e una cotta di cotone. Si avevano due tipi di scudo. Il primo tipo era fatto con legno e pelle di animali e copriva il guerriero dalla testa ai piedi. Di solito veniva utilizzato nei primi momenti della battaglia come a formare un muro. Il secondo tipo, detto Chimalli, era invece rotondo, gli spagnoli lo chiamavano “rotella”, e aveva un diametro compreso tra i 50 ed i 75 cm Questo ed era utilizzato nei combattimenti corpo a corpo. Poteva essere fatto sia di legno e pelle che di canne intrecciate o legate con cotone. In ogni caso lo scudo era sempre ricoperto di pelle. Sulla fronte veniva sempre decorato con diversi disegni ottenuti con pittura. Era inoltre adornato da piume intrecciate o metallo. Naturalmente sia la decorazione che gli ornamenti allo scudo variavano con il variare dell’importanza e della ricchezza del proprietario. Così sugli scudi dei “guerrieri semplici” era riportata solo l’insegna del clan al quale appartenevano, mentre gli scudi dei capitani più importanti potevano essere decorati di turchesi, oro oppure preziosi mosaici di piume. Inoltre su questi scudi era sempre riportata l’insegna personale del condottiero.

L’armatura, detta Ichcahuipilli, era costituita da un tessuto di cotone spesso, rinforzato con cuciture o lavorazioni particolari e resa più resistente con bagni in acqua salata. Copriva il corpo del guerriero fino al ginocchio. Nonostante potesse sembrare leggera era invece molto efficace tanto che gli stessi Spagnoli l’adottarono. Inoltre doveva essere molto più fresca e comoda dell’armatura metallica con la quale si combatteva in Europa.

Bibliografia:
Bernàl Diaz del Castillo, ( ed. 2002), La conquista del Messico, TEA: Milano
Davies, N., (1999), Gli Aztechi. Storia di un impero, Editori Riuniti: Roma
Prescott, W. H., (1992), La conquista del Messico, Einaudi: Torino
Soustelle, J, (1997), La vita quotidiana degli Aztechi, EST: Milano
Soustelle,J., (1995), Olmechi. La più antica civiltà del Messico, Rusconi libri: Milano
Wise, T., McBride A., (1990), The Conquistadores, Osprey vol. 101 Men-At-Arm Series

Le immagini sono tratte dalle pagine web Wikimedia Commos
http://commons.wikimedia.org/wiki/Image:Codex_Mendoza_folio_67r_bottom.jpg
e dal sito Andrea Miniaturas
http://www.andrea-miniatures.com/market/AspsProductos/listado.asp?IdColeccion=108