La Guerra Anglo-Zulu del 1879 (1ª parte) – F. Nicolai
21 Ottobre 2007
La Guerra Anglo-Zulu del 1879 (3ª parte) – F. Nicolai
21 Ottobre 2007
La Guerra Anglo-Zulu del 1879 (1ª parte) – F. Nicolai
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La Guerra Anglo-Zulu del 1879 (3ª parte) – F. Nicolai
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La Guerra Anglo-Zulu del 1879 (2ª parte) – F. Nicolai

In generale, le campagne fino ai primi anni settanta furono completate con successo, presto o tardi; ma poiché vecchie consuetudini erano dure a morire, particolarmente tra gli ufficiali più anziani, le nuove armi furono utilizzate per vecchi metodi.
La guerra franco-prussiana del 1870 fece realizzare all’esercito inglese che nuove armi richiedevano nuove tattiche di combattimento, o piuttosto un riordinamento delle vecchie. Ad Alma (in Crimea), 16 anni prima, due divisioni di fanteria, supportate da altre due, avevano attaccato ognuna con tutti i battaglioni in una singola linea doppia. Gli attacchi di Henceforth dovettero essere fatti in due linee, più una riserva, ma la prima linea dovette adottare una formazione finora confinata al fare brevi scontri (Foto a lato: La compagnia B del 24° rgt. di fanteria, probabilmente a Pinetown, nel Natal, poco prima di lasciare il Sud Africa al termine della guerra anglo-zulù. Il tenente Bromhead è la sagoma offuscata sulla sinistra; il sergente portabandiera Bourne è al suo fianco. Questa compagnia fu protagonista dell’estenuante difesa della missione di Rorke’s Drift il 22 e 23 gennaio 1879).
Un battaglione di prima linea dovette attaccare in questo modo: una linea combattente di due compagnie estesa su una singola riga di oltre 400 yard e avanzando alternativamente, coprendo un’altra con il fuoco; circa 180 yard oltre, due compagnie come appoggio, in qualsiasi formazione meglio adatta al terreno e al fuoco nemico, con compiti di infoltire in avanti la linea combattente quando necessario per mantenere il volume di fuoco o proteggere i suoi fianchi; in ultimo, ad un intervallo di 300 yard, il corpo principale di quattro compagnie, all’inizio in colonna o quarto di colonna, in seguito dispiegandosi in linea, pronto per influenzare l’attacco come ritenuto migliore al comando dell’ufficiale.
Come l’obiettivo venne avvicinato, la linea combattente dovette essere circondata dalle riserve e infine, se necessario, dal corpo principale, possibilmente da un fianco, fino a che la superiorità di fuoco permettesse all’intero battaglione di avanzare e finalmente di caricare con la baionetta. Il doppio tempo, come utilizzato per la carica , o i brevi assalti per schivare il fuoco nemico, fu incrementato a 165 passi al minuto, mentre il tempo veloce fu anche accelerato, prima a 116, poi a 120 passi al minuto. Ovviamente il mantenimento di simili velocità era determinato dal terreno. Doveva essere utilizzata copertura adatta, ma non al costo di disgregare la coesione dell’attacco o la sua linea di avanzata. Inoltre l’uso di copertura e un ordine di combattimento esteso intensificarono il problema del controllo del fuoco da parte di ufficiali e sottufficiali, che l’aumentata rapidità del fuoco dei fucili a retrocarica rese più che essenziale se le munizioni non fossero stata scarse.
In difesa una simile formazione a tre file dovette essere adottata, sebbene gli intervalli e le proporzioni assegnate ad ognuna dovevano dipendere dall’estensione e dalla natura del terreno per essere mantenuti. Il metro per la richiesta densità di fucili era che uno yard di terreno aveva bisogno di tre uomini. Così un battaglione di 1000 uomini doveva attendere di occupare un’estensione di terreno di 300-350 yard; le compagnie avanzate avevano forse ognuna tre sezioni sulla linea combattente con gli uomini alla distanza di uno yard e una sezione in supporto mentre le compagnie di retroguardia stavano di riserva per contrattacco. Queste formazioni rivisitate, che coincidevano con l’introduzione di un perfezionato fucile a retro-carica, ma ancora a colpo singolo, il Martini-Henry, furono ideate per la guerra europea. Tuttavia, i principali nemici che affrontò la fanteria britannica dopo la loro introduzione furono gli Zulù, gli Afgani e i Boeri. Le qualità militari dei primi e degli ultimi furono gravemente sottovalutate: le tattiche recentemente introdotte furono comprese e messe in pratica in modo incompleto, e contro gli Zulù, ammassati, disciplinati ma principalmente armati di lancia erano inappropriate. Un risultato fu il disastro di Isandlwana dove, senza alcuna stabile difesa o ostacoli, sei compagnie del 24° reggimento (circa 480 uomini) e alcuni inaffidabili coscritti tentarono di tenere un territorio della distanza di 1500 yard – senza rinforzi o riserve – contro 20000 Zulù. Lo stesso giorno una compagnia del 24°, combattendo dal di qua di una barricata, oppose resistenza a 4000 Zulù a Rorke’s Drift. La lezione fu imparata: Gingindhlovu fu combattuta da un accampamento formato da carri; ed a Kambula due battaglioni (15 compagnie), sei cannoni da 7 pollici e 600 uomini di cavalleria vinsero la decisiva battaglia della guerra, occupando una ben situata e completa posizione difensiva disseminata con veloci e localizzati contrattacchi. A Ulundi le cariche degli Zulù furono frantumate da 33 compagnie di sei battaglioni e da 14 cannoni in modo che la cavalleria fosse stata contenuta, in file serrate, nel quadrato (la battaglia durò trenta minuti).
L’unità tattica standard del campo di battaglia degli anni settanta non fu quindi il reggimento, ma il battaglione di fanteria, spina dorsale dell’esercito. Da quando Sir Edward Cardwell era diventato Segretario di Stato per la Guerra nel primo gabinetto Gladstone nel 1870 si era sforzato di portare a termine un processo di riforma e modernizzazione, spesso davanti all’intensa opposizione dell’establishment militare, ed il risultato fu un graduale cambiamento nella composizione e concezione dell’esercito. La fustigazione in tempo di pace fu abolita immediatamente (essa fu mantenuta come una punizione sul campo, e fu utilizzata durante la guerra zulù). Due anni più tardi il servizio attivo fu abbreviato da dodici anni con i distintivi a sei con i distintivi e sei nella riserva. Questo fu concepito, sia per attrarre una migliore qualità di reclute, sia per fornire un vasto pool di riservisti ben addestrati che fossero ancora giovani.
La mossa attrasse considerevoli critiche per il timore che avrebbe rimpiazzato temprati veterani nei ranghi con giovani inesperti; ed è interessante notare che l’esperienza nella guerra Zulù tese a confermare ciò. Molti osservatori, per esempio, furono colpiti dalla giovane età degli uomini del servizio breve, particolarmente quelli inviati dopo Isandlwana.
L’esercito imperiale britannico della regina Vittoria, nel periodo 1878-1884, era una piccola forza volontaria rigidamente organizzata e molto disciplinata. Un duro sistema di addestramento e disciplina assicuravano che il soldato semplice avrebbe eseguito bene la sola funzione che ci si aspettava da lui: resistere a qualsiasi cosa gli si gettasse contro. Egli non era incoraggiato ad agire o pensare indipendentemente, ed ogni cosa veniva fatta secondo il libro (il regolamento).
La spina dorsale di quest’esercito era come sempre costituita dai sottufficiali (caporali e sergenti). Sia gli ufficiali che i soldati dipendevano dalla capacità, giudizio e devozione al dovere di questi militari professionisti, che erano di un genere piuttosto intimidatorio. I sottufficiali erano il legame vitale tra gli ufficiali e gli uomini nell’esercito vittoriano.
Ci fu un cambiamento, anche, fra la classe degli ufficiali. Il sistema dal quale gli ufficiali avevano comprato i loro gradi e promozioni basato sulla fortuna personale (questi provenivano dalle classi dominanti la Gran Bretagna: in gran parte i figli di uomini politici, nobili, clero, funzionari pubblici, e di pubblici ufficiali ), preminente a una gerarchia basata sulla competenza o l’esperienza, fu abolito nel 1871. Molti ufficiali anziani ancora tenevano comandi ottenuti sotto il vecchio sistema, e la necessità di un guadagno personale significava che essi rimanevano un’élite sociale, ma ci fu un’enfasi crescente sulla competenza e sull’addestramento dei giovani ufficiali.
Confrontato con quello di altri eserciti dello stesso periodo, per esempio il prussiano, l’ufficiale britannico era poco professionale, poco addestrato e fortemente manchevole in fatto di esperienza militare. Sul campo, tuttavia, la sua intuitiva capacità di comando e il coraggio snobistico e quasi fanatico erano molto efficaci, e, per certi versi, leggendari. La combinazione di sottufficiali veterani e di ranghi disciplinati, stoici e resistenti garantivano quasi sempre il successo contro forze preponderanti in situazioni spaventose.
Nuove e più fluide teorie di tattica incominciarono a rimpiazzare le rigide colonne e le linee dell’era napoleonica, inducendo una dopo l’altra maggiore fiducia in se stessi e maggiore flessibilità. Tali teorie furono concepite per lo scenario europeo, ma in effetti l’esercito britannico si trovò impiegato nel ruolo di poliziotto imperiale, dove nessuno dei due avversari o circostanze erano esattamente simili. Sebbene fiducia eccessiva e inesperienza ebbero come conseguenza sconfitte in anticipo in tali campagne, l’esercito imparò la difficile via di come adattarsi a particolari condizioni.
Un’altra delle riforme di Cardwell, nel 1873, fu di congiungere battaglioni di fanteria a coppie e vincolarli ad uno specifico distretto nel Regno Unito dove il loro reclutamento e addestramento avrebbe dovuto avere la base. I 109 reggimenti di truppe regolari di fanteria furono identificati da numeri, ma molti avevano anche un titolo accessorio riflettente i loro legami regionali. Il 3° reggimento, storicamente conosciuto come ‘i Buffs’ per il colore delle guarnizioni della divisa (giallo opaco), era l’East Kent; il 24° reggimento era il 2° Warwickshire (anche se la base era stata stabilita a Brecon, nel sud del Galles, nel 1873; da allora ci fu un marcato aumento nel numero di uomini reclutati lungo il confine anglo-gallese. Questo aveva avuto solo un limitato effetto sul 1° battaglione, dato che era stato dislocato oltremare da allora, e aveva ricevuto solo pochi drappelli dalla base prima di Isandlwana. Il 2° battaglione comprendeva una più alta proporzione di uomini con accento gallese. Poco dopo la campagna nello Zululand al 24° fu dato i titolo territoriale di South Wales Borderers). I primi 25 reggimenti erano composti da due battaglioni ognuno, i restanti da uno. Nel 1881 questo processo dovette essere portato alla sua logica conclusione e parecchi dei reggimenti formati da un singolo battaglione furono amalgamati per formare un singolo reggimento. In teoria, un battaglione fu sempre pensato per essere dislocato come appoggio mentre l’altro prestava servizio all’estero, ma in effetti le esigenze dell’Impero comportavano che significativamente in numero sempre maggior entrambi fossero all’estero a qualsiasi ora stabilita. Fu più insolito per battaglioni dello stesso reggimento servire insieme, sebbene il 24° ottenne questa possibilità (il 1° ed il 2° battaglione si differenziavano marcatamente per la loro composizione e reputazione). Dal punto di vista organizzativo, ogni battaglione consisteva idealmente – conformemente al Regulations for Field Forces, South Africa 1878 – di 30 ufficiali e di 866 uomini, sebbene alcuni non fossero mai in pieno effettivi a causa di infortuni, malattie e così via. Ogni battaglione comprendeva una banda musicale – che veniva impiegata come barelliere in azione – e veniva diviso fino a otto compagnie identificate con lettere dell’alfabeto, ognuna idealmante composta da 107 soldati di truppa e tre ufficiali – un capitano, un tenente e un sottotenente. Il restante personale ufficiale consisteva di un tenente colonnello (al comando), due maggiori, un aiutante, un ufficiale pagatore e un furiere.
L’armamento di fanteria consisteva nel Martini-Henry Mark II modello 1875 (la prima versione del quale aveva cominciato a rimpiazzare lo Snider dal 1871), un fucile a retrocarica a colpo singolo che sparava un pesante proiettile calibro .45 (11,43 mm.). Le mire erano graduate fino a 1450 yard (oltre 1300 metri), ma la reale portata più efficace in battaglia era di 350 yard (320 metri circa). Il Martini-Henry pesava 9 libbre e lungo 4 piedi e un pollice e mezzo, e aveva una cighia di cuoio gialla opaca. I militari di truppa al di sotto del grado di sergente portavano una baionette lunga 21 pollici e 1/2, che forniva una combinazione della distanza di oltre sei piedi, soprannominata ‘la schermitrice’. Sergenti e superiori portavano la baionetta modello 1871. Il Martini-Henry fu utilizzato in azione per la prima volta nelle guerre cafre sulla frontiera orientale del capo nel 1878 dal 24° e dal 90°, sebbene i battaglioni britannici lo avevano utilizzato per l’intera durata della guerra afgana.
Ogni battaglione di fanteria portava due bandiere, la Bandiera della Regina e la Bandiera del Reggimento. Le bandiere avevano frange, corde e fiocchi di misto oro e cremisi. La cima era ornata o da un emblema raffigurante un leone sormontante una corona ottonato o dorato, o una punta meno complessa. La bandiera della Regina era fondamentalmente lo stendardo nazionale, la bandiera del Regno Unito, e mostrava una corona imperiale ricamata d’oro al centro sopra il numero del reggimento in cifre romane. La bandiera del reggimento era unica per ogni battaglione. Era del colore del reggimento, con una piccola bandiera del Regno Unito nell’araldica di destra (con l’angolo superiore appoggiato alla cima), e il disegno del reggimento e le onorificenze di battaglia. Il 2° battaglione del 3° portò i suoi colori in azione a Nyezane, ed alcuni battaglioni li portarono ad Ulundi, incluso il 58°, il quale ottenne il riconoscimento, a Laing’s Nek due anni più tardi nella guerra del Transvaal, di essere stato l’ultimo reggimento ad aver portato i propri colori in azione. Quando non in azione, le bandiere erano arrotolate e protette da un fodero pesante di pelle con un tappo d’ottone. Forse il più famoso incidente nella ritirata dal campo di Isandlwana concerne il tentativo del tenente T. Melvill di salvare la Bandiera della regna del 1° btg./24° rgt. Melvill era aiutante del suo battaglione, e si è pensato che come avesse collassato la linea, gli fosse stato ordinato di portare la bandiera della Regina in un luogo sicuro. Egli riuscì a farsi strada lottando attraverso il campo di battaglia e fu raggiunto dal tenente N. J. A. Coghill, anche lui del 1° btg. Essi discesero nella ripida valle del fiume Mzinyathi e si immersero nel fiume che era in piena. Coghill lo attraversò facilmente, ma Melvill fu tirato dal suo cavallo per la corrente, e si aggrappò ad una roccia nel mezzo del fiume. Coghill tornò indietro per aiutarlo, ma il suo cavallo fu immediatamente colpito. Melvill era troppo stanco per tenere la bandiera e scivolò dalla sua presa. Insieme i due uomini riuscirono ad attraversare la sponda del Natal e arrampicarsi su per il pendio. Essi raggiunsero una grande roccia e crollarono con le spalle a questa. Lì gli Zulù li trovarono e, dopo un duro combattimento, li uccisero. Anni più tardi fu loro riconosciuta la Victoria Cross.
La cavalleria anche aveva ricevuto un nuovo manuale, il Cavalry Regulations, nel 1874. Sebbene il suo tradizionale ruolo di azione d’urto ricevette adeguata enfasi, con una formazione a tre file simile alla fanteria, una svolta fu l’attenzione prestata a ruoli come l’esplorazione, i brevi scontri, e particolarmente il servizio a piedi, usando le nuove carabine a retrocarica dall’interno di ripari, territori recintati o oltre un ostacolo, principalmente contro cavalleria nemica o artiglieria attaccata all’avantreno. Tuttavia i reggimenti con ufficiali in comando erano disposti a stimare seriamente che questi ruoli meno eccitanti fossero rari. Un esempio di classico inseguimento di cavalleria fu la carica del 17° Lancieri dietro i fuggiaschi Zulù a Ulundi. Contro i Boeri la cavalleria, indispensabile, arrivò troppo tardi per incidere sul risultato.
Per quanto concerne l’artiglieria, i nuovi cannoni della Royal Marine Light Infantry erano già stati notati. Il suo più importante sviluppo successivamente al 1870 fu la liberazione delle batterie dalle restrizioni di conformità con la fanteria o con la cavalleria che esse stavano sopportando. Questa nuova libertà degli artiglieri di determinare il loro stesso dispiegamento fu confermata dall’uscita, nel 1875, del Manual of Field Artillery Exercise, il primo ad essere dedicato alle tattiche di artiglieria. In aggiunta la dotazione dei posti a sedere assali su tutti i cannoni da campo dovette grandemente migliorare la mobilità delle batterie da campo. Seguendo la nuova indipendenza degli artiglieri e la promozione del loro ruolo, comunque, la natura del combattimento nello Zululand, con una limitata forza di artiglieria armata principalmente con il leggero 7 libbre della RML e razzi, richiese la separazione di batterie fino a due sezioni di cannoni agendo, come nel passato, come armi pesanti di fanteria. L’arrivo più tardi di una batteria da 9 libbre e di una batteria di quattro Gatling non vide nessun cambiamento di ruolo, e a Ulundi i cannoni furono situati agli angoli o al centro dei lati del quadrato.
Tuttavia la guerra anglo-zulù sarà l’ultima testimone di un epoca. La prima guerra boera (o del Transvaal) del 1881 coinciderà con il completamento di un’altra serie di riforme militari, mentre la guerra anglo-boera svoltasi tra il 1899 e il 1902 sul suolo sud africano segnerà la fine delle vecchie guerre dell’Impero e l’inizio di un nuovo, più riconoscibilmente del ventesimo secolo, stile di guerra.

FORZE BRITANNICHE NELLO ZULULAND

La fanteria, come già ricordato, era il fulcro dell’esercito britannico ed era capace di spezzare una carica zulù se ben trincerata dietro ridotte, carri o altri ripari. Erano presenti sul territorio all’inizio della campagna i seguenti reggimenti: il 2° btg./3° rgt. East Kent (8 compagnie), il 2° btg./4° rgt., il 1° btg./13° rgt. di fanteria leggera, il 1° (meno di 700 uomini) e 2° btg./24° rgt. 2° Warwickshire, l’80° rgt., l’88° rgt. Connaught Rangers (6 compagnie), il 90° rgt. di fanteria leggera Perthshire Volunteers, il 99° rgt. Duke of Edinburgh (6 compagnie, aumentate a 8 nella seconda invasione). Dopo Isandlwana Lord Chelmsford ricevette ulteriori rinforzi: il 2° btg./21° rgt. Royal Scots Fuciliers (6 compagnie), il 57° rgt. West Middlesex (8 compagnie), il 58° rgt. Rutlandshire (6 compagnie), il 3° btg/60° rgt. Rifles (7 compagnie), il 91° rgt. Highlanders Princess Louise’s Argyllshire (8 compagnie), il 94° rgt. (6 compagnie). Il 1° btg./24° rgt. era stato inviato oltremare nel 1867, ed era giunto in Sud Africa da Gibilterra nel 1875 ( aveva un parte nella guerra della frontiera del Capo ed i suoi fucili avevano rotto una carica degli Xhosa alla battaglia di Centane nel febbraio del 1878); la maggior parte dei suoi sottufficiali e molti soldati semplici erano uomini di lunga carriera, e il battaglione nell’insieme era composto da veterani maturi, abituati, acclimatati che furono utilizzati per servire insieme e con i loro ufficiali. Il 2° btg., di contrasto, era stato fondato sotto il sistema di servizio breve introdotto recentemente e molti erano stati reclutati a Brecon, nel Galles del sud. Come risultato, la maggior parte dei suoi uomini erano giovani; questo battaglione era giunto in Sud Africa nel 1878 ed era stato impiegato per eliminare le ultime resistenze Xhosa nella boscaglia del paese. Essi, perciò, erano meno esperti che gli uomini del battaglione gemello, ma si acclimatarono alle circostanze del Sud Africa velocemente. Se ci fosse qualche rivalità tra i due battaglioni, sembra essere stata amichevole, e gli ufficiali furono apparentemente molto contenti di lavorare insieme.
All’inizio della campagna Chelmsford non aveva reggimenti regolari di cavalleria a sua disposizione – qualche inconveniente dato i ruoli tradizionali della cavalleria di ricognizione e inseguimento. Egli aveva, tuttavia, due squadroni di fanteria a cavallo (Mounted Infranty) al di sotto dell’organico, che furono distribuiti attraverso tutte le colonne di invasione. La fanteria a cavallo era costituita da uomini selezionati dai reggimenti di fanteria montati su cavalli acquisiti localmente. Quando notizie della sconfitta ad Isandhlwana arrivarono a Londra due interi reggimenti furono imbarcati per il Sud Africa: il 1° rgt. (King’s) Dragoon Guards ed il 17° rgt. (Duke of Cambridge’s Own) Lancieri. I reggimenti non raggiunsero il fronte fino a maggio. Qui furono raggruppati per formare la brigata di cavalleria sotto il Maggiore-Generale Marshall e attaccati alla 2° divisione. Entrambi emersero in campagna con distinzione: il 17° con uno squadrone di Dragoni caricò dal quadrato ad Ulundi per aggirare la ritirata zulù in rotta, e fu una pattuglia di Dragoni che finalmente catturò re Cetshwayo.
Per quanto riguarda l’artiglieria nonostante gli esperimenti con modelli a retrocarica negli anni sessanta, l’esercito inglese era ancora principalmente armato con cannoni ad avancarica. Nello Zululand le batterie erano armate con pezzi da 7 libbre o da 9 libbre 8cwt. Generalmente, il 7 libbre non ebbe molto successo nello Zululand; fu destinato all’uso come cannone da montagna. Montandolo su un carro pesante, la maggior parte del suo assetto e della sua manovrabilità erano persi. Aveva una velocità iniziale ridotta che limitava l’efficacia degli shrapnel e delle granate. Il 9 libbre era il cannone standard da campagna della artiglieria inglese negli anni settanta, e si distinse nella guerra zulù: la sua gittata massima era di 3500 yard. Vi erano poi battere di razzi Hales da 9 libbre. I razzi erano notoriamente armi poco affidabili: imprecise, irregolari nel volo e imprevedibili nell’impatto, venivano considerati utili per i conflitti coloniali nei quali si riteneva che il terribile sibilo e la cascata di scintille che producevano in volo avessero un tremendo impatto psicologico sul nemico.
Gruppi da sbarco della Marina furono una caratteristica delle campagne vittoriane e la guerra zulù non fu un’eccezione. I primi reparti furono sbarcati dal HMS Active nel novembre del 1878; era composto da 230 uomini, includendo 34 uomini della fanteria leggera della Marina (Royal Marine Light Infantry) e otto dell’artiglieria navale (Royal Marine Artillery). Un piccolo distaccamento dal HMS Tenedos fu sbarcato il 1° gennaio 1879; questo aveva solo 61 uomini, con 15 di fanteria e tre di artiglieria. Dopo la battaglia di Isandhlwana l’HMS Shah fu deviato da un viaggio diretto in patria e sbarcò la maggior parte dell’effettivo della nave a Durban, un totale di 378 uomini. Il 20 marzo anche l’HMS Boadicea sbarcò una brigata di dieci ufficiali e 218 uomini. Circa 100 uomini di fanteria erano inclusi negli ultimi due distaccamenti. Poiché, per necessità, le brigate della Marina furono sbarcate sulla costa, queste combatterono per l’intera durata della guerra con operazioni costiere. I reparti della Marina portarono con se la propria artiglieria, includendo due Gatling, una mitragliatrice ingombrante manovrata a mano, che ebbero un buon effetto a Nyezane e Gingindlovu. Sfortunatamente non è possibile essere certi sul calibro di questi pezzi (calibro .65 o .45). Ciò che è certo è che i Gatling erano montati su carri differenti dalle loro controparti dell’esercito, essendo questi più stretti e senza le casse assiali. La Marina aveva anche spedito alcuni dei suoi cannoni da campo, includendo il 12 libbre Armstrong, ma questi furono rimpiazzati dai 7 libbre, per l’effettiva avanzata nello Zululand. Essi avevano anche un numero di razzi Hale, pesanti 24 libbre, sparati da tubi piuttosto che dai canali trasportatori dell’esercito. Nel 1869 era stato inventato un tubo per razzi per il servizio navale: il Mark II. Questo fu disegnato per essere provveduto di supporto sul lato della nave; ma nel 1879 una versione modificata rimpiazzò il supporto con un treppiedi per il servizio a terra, e il tubo Fisher fu il tipo utilizzato nello Zululand.
Le forze britanniche nello Zululand comprendevano anche corpi dipartimentali.
All’inizio della guerra Chelmsford aveva appena una compagnia dell’Arma del Genio (Royal Engineers) – una teorica forza di sei ufficiali e 194 sottufficiali e genieri. Ne ricevette due ulteriori prima delle ostilità e un finale rinforzo dopo Isandlwana. A Ulundi Chelmsford utilizzò gli uomini del Genio Reale di Sua Maestà come una riserva all’interno del suo quadrato facendoli salire per sostenere le sezioni della linea di fuoco come esse fossero state minacciate.
Piccoli reparti del Corpo Reale Ospedaliero (Army Hospital Corps) servirono attraverso tutta le guerra. Era un corpo senza ufficiali, essendo questi disposti separatamente nel Corpo Reale di Sanità (Army Medical Department), sebbene i due corpi nel 1884 furono insieme e nel 1898 amalgamati sotto il nuovo nome di Army Medical Corps.
Altri corpi dipartimentali presenti sul territorio erano l’Army Service Corps e il Corpo Reale di Commissariato e Sussistenza (Commissariat and Transport Department).
L’esercito britannico si servì di una congerie di truppe irregolari bianche e di colore.
Alla vigilia della guerra zulù la colonia del Natal mantenne la para-militare Polizia a Cavallo (Natal Native Police) ed otto unità di volontari. Queste avevano cominciato a sorgere tra la comunità residente negli anni ’50 quando divenne chiaro che il governo non sarebbe stato disposto a mantenere un’ampia e permanente guarnigione nella colonia. Il movimento volontario fu stimolato da quello dei fucilieri in patria, sebbene la natura del territorio implicasse che la maggioranza delle unità fosse di cavalleria piuttosto che di fanteria. Ogni unità eleggeva i propri ufficiali e provvedeva alle proprie uniformi, il governo provvedeva alle armi e alle munizioni. La Polizia a Cavallo del Natal, una permanente forza di polizia utilizzata per regolare il comportamento di entrambe gli abitanti neri e bianchi del Natal, era forte solo di 80 uomini nel 1879, e la maggior parte delle unità volontarie era più modesta: 20 per i Fucilieri a Cavallo di Alexandra (Alexandra Mounted Rifles), 38 per le Guardie di Confine Buffalo (Buffalo Border Guard), 40 per i Fucilieri a Cavallo di Stanger (Stanger Mounted Rifles). In queste unità principali i volontari erano entusiasti; si riunivano regolarmente per addestrarsi, erano spesso buoni tiratori e buoni cavalieri e certamente utili alla regione. Le uniformi variavano da unità a unità ma quelle con galloni blu scuro o nere erano popolari, con berretti di fatica o elmetti; l’armamento comprendeva una carabina Swinburne-Henry con il calcio corto che rimpiazzò appena prima dell’inizio della campagna lo Snider anch’esso con il calcio corto. I sottufficiali e gli ufficiali portavano anche spade e i soldati semplici un coltello Bowie che poteva essere applicato alla fine della carabina per formare una baionetta. L’equipaggiamento anche sembrava essere stato distribuito centralmente, e consisteva di cinturone per munizioni e giberna di pelle marrone e una sacca bianca. Chelmsford utilizzò le unità volontarie del Natal nella guerra zulù nonostante l’opposizione del governatore al loro utilizzo al di fuori della colonia per la cui difesa erano state create; ma i volontari votarono per l’intervento. In aggiunta Chelmsford aveva a sua disposizione un numero di unità di cavalleria irregolari. A differenza dei volontari questi non erano uomini che facevano parte di un sistema esistente, ma che semplicemente si erano arruolati per un breve periodo di servizio in sostituzione. Forse la più famosa di queste era la Cavalleria Leggera di Frontiera (Frontier Light Horse), un’unità di 200 uomini eretta sulla frontiera a est del Capo. Sembra che questi abbiano indossato giacche di corda gialla opaca con alcune file di galloni ristretti da una parte all’altra del torace, terminando in un nodo a forma di trifoglio; i pantaloni erano neri con una striscia rossa. Una seconda uniforme che continuò ad esistere fu di corda nera con orlatura nera orizzontale di mohair, e galloni neri attorno ai polsini; questa doveva essere stato indossata dagli ufficiali. L’equipaggiamento era costituito da una bandoliera e una carabina. Dal momento che la guerra zulù scoppiò, la maggior parte degli uomini indossava abiti civili con una fascia rossa attorno al cappello con tesa. Delle altre unità irregolari è molto difficile essere sicuri. Queste sorsero nel Transvaal. Dopo il disastro di Isandlwana un certo numero di queste furono trasferite alla colonna 4 dalla colonna 5. Altre, come la cavalleria di Baker (Baker’s Horse), i Fucilieri Cafri (Kaffrarian Rifles) e i volontari Boeri, si unirono alla colonna di E. Wood nel corso della prima invasione. Il colonnello E. Wood ottenne l’impiego del leader boero Piet Uys con 32 uomini tra familiari e seguaci. La maggior parte dei Boeri lungo il confine dello Zululand era repubblicana della linea dura, aspramente anti-britannica, e contenta nel vedere gli Inglesi procedere a fatica con i loro vecchi nemici, gli Zulù. L’appoggio boero nei confronti dell’invasione britannica fu perciò minimo.
Alla vigilia della guerra la popolazione nera del Natal era di oltre 300.000 unità. Molta di questa aveva una tradizionale ostilità nei confronti degli Zulù che li rendeva potenzialmente buone reclute per l’esercito di Chelmsford. Il Governatore del Natal si oppose all’idea di adunare unità di leva, realizzando che ciò poteva inasprire le relazioni tra i neri del Natal ed i vicini Zulù; un settore della società coloniale fu sempre preoccupato riguardo l’armamento della popolazione africana per il pericolo di rivolte. Chelmsford, sorpassate le obiezioni del Governatore Buwler, fu in grado di erigere tre reggimenti del Contingente Nativo del Natal (Natal Native Contingent). Il primo reggimento era formato da tre battaglioni, e gli altri due reggimenti da due ognuno. Ciascun battaglione consisteva di dieci compagnie di nove europei e cento leve. Il distintivo universale delle truppe africane diventò un lembo rosso attorno al capo. Gli uomini erano anche vestiti con berretti, e molti si presentavano con indumenti europei dismessi. Solo uno su dieci era armato di fucile, di modello obsoleto, con poche munizioni a disposizione. Per la maggior parte gli uomini portavano i loro scudi e lance. Gli ufficiali erano prelevati dai reggimenti imperiali o dai residenti con qualche esperienza di comando, e dovunque gli ufficiali parlassero almeno lo zulù. I sottufficiali erano di poco valore dal momento che i migliori volontari si univano alle più prestigiose unità a cavallo. Gli ufficiali indossavano il modello di giacche stile fanteria ed un cappello a larga tesa – un uniforme popolare per gli ufficiali delle unità irregolari; i sottufficiali appaiono in fotografie con giacche marroni, pantaloni di corda e cappello. La reputazione del Contingente Nativo del Natal ha sofferto ingiustamente per aver ricevuto una quantità indebita di critiche per la débacle a Isandlwana. Le sue doti primarie erano l’esplorazione e le operazioni di rastrellamento. Alquanto più riusciti rispetto a questo erano i cinque squadroni di cavalleria di colore, ognuno dei quali con 50 uomini, conosciuti collettivamente come Cavalleria Nativa del Natal (Natal Native Horse). Tre di questi squadroni furono prelevati dal clan amaNgwane, vecchi nemici degli Zulù, conosciuti ai Britannici come Sikhali. Uno degli altri squadroni era composto dai Tlokwa Basotho. L’ultimo fu reclutato dalla comunità nera cristiana di Edendale. Tutti i cavalieri indossavano vestiti europei con un lembo rosso attorno al cappello; tutti erano armati di fucili e alcuni portavano anche lance. Un’unità fu uniformata: i Pionieri Nativi del Natal (Natal Native Pioneers). In aggiunta al Contingente Nativo del Natal Chelmsford organizzò anche poche unità permanenti di colore per la difesa del confine. Finalmente ci fu una leva di confine tratta dai clan locali, che aspettavano di adunarsi per difendere il proprio territorio che gli Zulù potevano attaccare. Nella parte nord del teatro di guerra Wood ebbe la capacità di reclutare entrambi guerrieri, tra loro amichevoli, zulù e swazi: gli Zulù erano per la maggior parte seguaci del principe Hamu kaNzibe e furono distaccati in un’unità conosciuta come gli Irregolari di Wood insieme con un numero di Swazi; questi ultimi vivevano nella parte settentrionale dello Zululand ed erano tradizionali nemici degli Zulù.
L’ordine di battaglia dell’esercito britannico l’11 gennaio 1879 si presentava suddiviso in cinque colonne. L’organico era il seguente: Colonna numero 1 (4750 tra ufficiali e soldati), Colonna numero 3 (4709 tra ufficiali e soldati), Colonna numero 4 (1565 tra ufficiali e soldati) come forza d’urto; Colonna numero 2 (3871 tra ufficiali e soldati) e Colonna numero 5 (2278 tra ufficiali e soldati) sulla difensiva.