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Luciano Bonaparte – G. Centanni

Fabre_-_Lucien_Bonaparte

LUCIANO BONAPARTE

(Ajaccio 21 marzo 1775 – Viterbo 29 giugno 1840)

Terzo figlio di Carlo Maria Bonaparte e Maria Letizia Ramolino,  si distinse, dopo gli eventi rivoluzionari del 1789, nella lotta a favore dell’ideale repubblicano militando in Corsica ed in Provenza tra i partigiani di Robespierre assumendo il nome di “Bruto”.<br />Fu nominato commissario di guerra nell’armata del Reno nel 1795 e poi in Corsica nel 1796.

Per il suo forte carattere e per le sue doti di oratore venne eletto nel 1798 “all’Assemblea dei Cinquecento” e successivamente Presidente del Consiglio dei Cinquecento (23 ottobre 1799) ed ebbe un ruolo molto importante nel colpo di stato del 18 brumaio 1799 (9 novembre). Si narra che fu lui stesso che uscendo dalla sala di Saint-Cloud gridò ai veterani schierati all’esterno e comandati di Gioacchino Murat e dal Generale Leclerc che il Generale Napoleone Bonaparte era stato ferito provocando la violenta reazione dei soldati con la cacciata dei deputati da parte delle truppe. Poco dopo fu nominato Ministro dell’Interno e poi ancora nel novembre 1800, il fratello Napoleone Bonaparte, lo nominò ambasciatore di Spagna allo scopo di instaurare buoni rapporti tra le due nazioni.
Dopo aver perso la prima moglie per una grave malattia, nel 1803 convolò in tutta segretezza a nuove nozze. La sua famiglia, venuta a conoscenza del fatto, ne rimase molto contrariata e soprattutto il fratello Napoleone il quale più che altro pensava ad un matrimonio di interesse per fini puramente politici. Si creò una frattura tra i due fratelli che divenne insanabile quando nel 1804 Luciano intuì le ambizioni dittatoriali di Napoleone, ambizioni che egli, da fervido sostenitore dell’ideale repubblicano quale era stato e quale ancora era, non poteva accettare. Partì così alla volta di Roma con la sua nuova famiglia e nel 1808 acquistò i terreni che la Camera Apostolica possedeva a Canino e vi si trasferì prendendo la residenza presso il Castello di Musignano, ma nel 1809 i territori dello Stato pontificio furono annessi all’impero francese. Egli non poteva tollerare di essere suddito del fratello Imperatore e decise così di lasciare l’Italia poco dopo partendo per gli Stati Uniti d’America, ma a largo della Sardegna il brigantino sul quale si era imbarcato fu catturato dagli inglesi nell’agosto del 1810. Fu imprigionato dapprima a Malta e poi portato in Inghilterra dove rimase fino al maggio 1814 quando cioè fu liberato dopo che Napoleone in seguito alla sconfitta di Lipsia venne esiliato sull’Isola d’Elba.
Con Chirografo del 31 agosto 1814 Papa Pio VII° nominava Luciano Bonaparte Principe di Canino. Nel marzo 1815 Napoleone fuggì dall’Elba rientrando a Parigi seguito subito dopo da Luciano. I due fratelli furono di nuovo insieme ed uniti nel preparare lo scontro finale avverso gli eserciti della VII^ Coalizione. Napoleone, fiero del proprio fratello, lo decorò nel maggio del 1815 con la Legion d’Onore. Purtroppo Waterloo infranse i progetti ed i sogni napoleonici e Luciano fu costretto a tornare in Italia. La circostanza di essere il fratello di Napoleone e di aver lottato al suo fianco sottoponeva Luciano ad un regime di sorvegliato speciale, additato persino di essere membro di sette segrete e di essere un cospiratore contro lo Stato Pontificio. Per non mettere in pericolo la propria famiglia abbandonò la vita politica e si dedicò dapprima alla letteratura scrivendo un poema epico, poi all’astronomia installando presso Senigallia un telescopio per le ricerche dei corpi celesti ed infine all’archeologia studiando ed effettuando ricerche presso Vulci sui da poco scoperti resti della civiltà etrusca. Il 21 marzo 1824 Papa Leone XII° concesse a Luciano anche il titolo di Principe di Musignano oltre a quello già posseduto di Principe di Canino. In seguito pubblicò saggi e libri di archeologia e politica ed ebbe cura di predisporre nel 1835 il testo divenuto fondamentale per gli amanti dell’era napoleonica “La vérité sur le Cent-Jours” con la ricostruzione dell’ultimo periodo dell’Imperatore al potere. Morì a Viterbo il 29 giugno 1840 e fu deposto nella Cappella Gentilizia nella Collegiata di Canino dove ancora riposa.