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Guerriero Umbro “Naharti” – Pegaso, 54 mm

Era molto tempo che non mi capitava di emozionarmi di fronte ad un figurino come quando ho aperto la scatola di questo Guerriero Umbro “Naharti” del IV-III secolo a.C.

Note Storiche

La tradizione vuole che gli Umbri si stanziarono in un territorio più ampio dell’odierna regione, in epoca molto remota. Fu solo con l’espansione degli Etruschi che il territorio degli Umbri si ridimensionò, tanto che tra il V e il IV secolo, stretti da sud dai Sanniti e da nord dai Celti, occuparono il territorio che oggi porta il loro nome. Le tavole Eugobine forniscono molte informazioni su queste popolazioni ed in particolare su esse viene citato il popolo dei Naharti (Naharkum..Numen) nemico degli umbri di Gubbio. È probabile che i Naharti abitassero proprio lungo il corso del Nera, la cui radice idronimica Nahar- è in comune con l’appellativo Naharkum. Quindi, l’etnia localizzata su quella piccola altura potrebbe appartenere al popolo dei Naharti. È molto difficile valutare chi fossero costoro, ma è ragionevole pensare che fossero diversi dagli Umbri e che appartenessero ad un substrato indoeuropeo più antico. Con la firma dei primi trattati tra Umbri e Roma a partire dal 310 a.C., la maggior parte delle comunità umbre divennero alleate dei romani, romanizzandosi successivamente.

Il Pezzo

Più piccolo dei 54 mm ai quali siamo abituati dalla Pegaso, il figurino si presenta di pregevole fattura, con poche linee di fusione da pulire e sempre in posti non perniciosi. Come spesso capita qualche lavoro di stuccatura si rende necessaria all’attacco del mantello, ma niente di spaventoso. Il viso, di piccola superficie, è molto espressivo. Il popolo dei Naharti raggiunse un discreto grado di raffinatezza, con oggetti di provenienza greca, etrusca, celta o picena come dimostrato dagli oggetti a corredo rinvenuti nelle loro sepolture. Possiamo quindi arricchire il pezzo con decori su veste e mantello.
Sembra che questo figurino possa rappresentare il primo di una serie. Personalmente me lo auguro e mi auguro che altre ditte trovino il coraggio di esplorare nuovi periodi e nuove popolazioni.

Marco Colombelli