Guerra delle Rose – G. Scartezzini
26 Settembre 2008
Le monete di Napoleone Re d’Italia – G. Centanni
16 Ottobre 2008
Guerra delle Rose – G. Scartezzini
26 Settembre 2008
Le monete di Napoleone Re d’Italia – G. Centanni
16 Ottobre 2008
Show all

Alcune nozioni sulla balestra – G. Scartezzini

Le antiche origini della balestra sono dubbie,alcuni storici la fanno risalire all invenzione della Balista greca, altri ad antichi documenti cinesi che proverebbero il suo uso in Cina sin dal 341 a.c.
La balestra “da braccio” fu introdotta in Europa dalle popolazioni sassoni,che iniziarono a farne uso intorno al 500-600 dopo cristo e fa la sua comparsa sui campi di battaglia attorno al 900-1000, e rimarrà un arma letale sulla lunga distanza anche dopo l’avvento della polvere da sparo (piccolo aneddoto: il papa chiese espressamente che sulle navi della Lega Santa impegnate nella battaglia di Lepanto fossero imbarcati reparti di balestrieri, perchè più veloci nel ricaricare la loro arma rispetto ai primi fanti armati di moschetti e spingarde!). Famosi in Europa i nostri balestrieri genovesi e quelli francesi.
Fino alla comparsa delle prime armi da fuoco nel rinascimento, la balestra è stata l’arma più devastante che un singolo soldato poteva utilizzare. Infatti, ha un potere di penetrazione tale da forare le armature dei cavalieri. Inoltre, l’addestramento per il suo utilizzo, rispetto all’arco, risultava più breve.
Chiaramente la mia è una spiegazione abbastanza semplificata poiche’ di balestre ne esistevano vari tipi e anche di dardi….è come oggi un pò con le pistole che esistono di vari calibri e arrivano a distanze diverse.
Io stesso ho visto in museo una parte di corrazza con un foro di dardo di balestra su per giu con foro di entrata quadrato. La balestra nel medioevo risultò così micidiale che papa Innocenzo II nel 1139 ne vietò l’uso fra cristiani (chiaramente ammessa contro i mussulmani).
Spesso i balestrieri e gli arcieri usavano delle punte a sezione triangolare (antico uso arcieri romani) che provocavano ferite non rimarginabili per cui anche se il dardo non penetrava tanto a fondo da uccidere il cavaliere provocavano una ferita che si sarebbe sicuramente infettata.

Vari tipi di balestra
Balestra a crocco: prendeva tale nome dal gancio a staffa di cui era fornita per tendere l’arco, con congegno a leva;
Balestra a e da leva: si caricava con la leva, da cui prese il nome. La leva si componeva di un braccio di ferro biforcato verso il mezzo della sua lunghezza, ed all’estremità ripiegato a mezzo cerchio, con uno o due ganci snodati che, afferrata la corda, facendo girare i due rami sui perni di ferro posti ai lati del teniere, traevano ed appiccavano la corda stessa alla tacca della noce. Era anche un’arma dei balestrieri a cavallo, con minori dimensioni e con la leva fissata sul teniere;
Balestra a martinello: era generalmente una balestra di grosse dimensioni che si caricava con un grosso martinello;
Balestra a molinello: era così chiamata una balestra di maggiori dimensioni delle altre, e quindi molto potente: per farla funzionare occorrevano vari uomini e per tendere l’arco occorreva un grosso e forte congegno, dal quale appunto l’arma stessa traeva il nome un argano. Era arma da posta e si adoperava a difesa delle mura.

Vi erano poi le balestre con altri nomi, secondo la nozione ove era stata fabbricata, secondo il modo di caricarle e la loro forma; oppure anche secondo il proiettile che lanciavano:
Balestra a staffa: si caricava con i crocchi e colla leva, premendo però con il piede su una staffa. Di questa balestra erano armati i balestrieri genovesi alla battaglia di Crecy nel 1346, e a quella d’Azincourt nel 1420;
Balestra a un piede o a due piedi: si caricava con la forza di uno o di due piedi;
Balestra a bolzoni: era una balestra che lanciava una freccia chiamata bolzone;
Balestra a bussola: aveva una girella contenuta entro una scatola tonda a mo’ di bussola;
Balestra a e da tornio: era la balestra più grossa e non manesca, ed il nome derivava dall’ordigno acconciato all’estremità del teniere per tenderla. Erano balestre grosse da muro, da posta ed erano trasportate a soma;
Balestra a girella: la balestra che si caricava a mezzo di una rotella scanalata, o carrucola, la quale raccoglieva lo spago che serviva per tirare la corda dell’arco per tenderlo;
Balestra a piè di capra: il meccanismo per tendere la corda era così chiamato per la sua forma all’estremità divisa in due parti;
Balestra a ruota d’ingranaggio: si caricava mediante una ruota dentata che spingeva lungo il teniere un’asta dentata da una parte come una sega;
Balestra a pallottole: lanciava pallottole di piombo;
Balestra a pistola: fu in uso nel XVI secolo. Era una balestra munita anche di una specie di pistola disposta lungo e sotto il teniere; cosicché essa era a doppio uso: pistola o balestra, a secondo se veniva usata voltata di sopra o di sotto;
Balestra a panca: era cosi chiamata quella che aveva il fusto rialzato da terra sopra un appoggio a forma di panca;
Balestra a tagliere: era così chiamata quando il fusto era a foggia di una tavola larga, quasi a guisa di tagliere;
Balestra a telaro: era così chiamata quando il fusto era costruito alla foggia di un telaro o telaio;
Balestra cinese a ripetizione (o Chu-ko-nu): è una balestra che ha una specie di custodia sopra e lungo il teniere o fusto, la quale può fornire successivamente venti frecce in essa custodite, disposte l’una sull’altra;
Balestra lanciagranate: tipo di balestra per lanciare bombe a mano fu in uso per breve tempo sul fronte francese durante la Prima Guerra Mondiale;
Balestrino: balestra molto piccola che si tendeva mediante una vite disposta lungo il teniere e messa in moto dal di dentro del calcio. Si poteva portare nascosta, per cui era considerata arma proibita ovunque dai bandi sulle armi. Lanciava un cortissimo dardo;
Balestrone: Grossa balestra che si caricava con fortissimo tornio o martinetto, ed aveva un arco di ferro o di acciaio lungo dai quattro ai sei metri. Era arma da posta, sulle mura, come macchina di difesa.

Spero di non avervi annoiato oltre misura e che queste brevi nozioni possano essere di aiuto a tutti gli appassionati di modellismo e di medioevo.

Bibliografia:
• Giuseppe Chiudano. Guida ufficiale della Reale Armeria di Torino. 1923, Tipografia del Giornale Il Commercio, Torino, pp. 57-59;
• David Nicolle – G.A. Embleton. Italian Medieval armies 1300-1500. 1983, Osprey Publishing Ltd, London.