111° Reggimento Fanteria di Linea – G. Centanni

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111° Reggimento Fanteria di Linea – G. Centanni

Per affrontare la trattazione della storia del glorioso 111° Reggimento della Fanteria di Linea francese, composto però da soli Italiani e soprattutto Piemontesi, è necessario un breve preludio sugli eventi che portarono alla sua nascita e costituzione.
Con il decreto del 23 giugno 1800, a soli dieci giorni dalla vittoriosa Battaglia Marengo, il Primo Console Napoleone Bonaparte ordinò la formazione di quattro battaglioni da costituirsi con i soldati degli ex reggimenti piemontesi allo scopo di mantenere l’ordine nei territori conquistati. Questi battaglioni, con quartier generale a Torino, assunsero il nome dei quattro più vecchi reggimenti del Regno di Sardegna:
il Rgt. Piemonte, che incorporò gli effettivi dei reggimenti Piemonte e Savoia;
il Rgt. Monferrato, che incorporò i reggimenti di Monferrato, Marina ed Alessandria;
il Rgt. Saluzzo, che incorporò i reggimenti Regina, Cuneo e Saluzzo;
il Rgt. Aosta, che incorporò i reggimenti Aosta e Cacciatori a piedi.
I ranghi vennero poi infoltiti nei mesi successivi allo scopo di raggiungere la consistenza di circa 1000 soldati ciascuno per essere poi ulteriormente riorganizzati nella Prima e Seconda Mezza Brigata di Linea Piemontese costituite rispettivamente con i Reggimenti Piemonte e Monferrato la Prima ed Aosta e Saluzzo la Seconda e con quartier generale a Mondovì.
Con i Cacciatori a piedi, integrati da un ulteriore battaglione, venne costituita infine la Prima Mezza Brigata Leggera.
Nel febbraio del 1801 venne avviata poi una nuova campagna di arruolamento ed il 26 agosto del medesimo anno, i reggimenti vennero incorporati a tutti gli effetti nell’esercito francese, il quale avendo già raggiunto la ragguardevole quantità di n° 110 reggimenti di fanteria di linea e 30 reggimenti di fanteria leggera, incorporò la Prima Mezza Brigata come 111° di linea e la Seconda come 112° di linea, mentre la Prima Mezza Brigata Leggera diventò il 31° reggimento leggero.
Il 22 febbraio 1802 il 111° venne trasferito da Mondovì a Torino, dove ricevette le reclute provenienti dalla coscrizione obbligatoria introdotta in quell’anno, la quale prevedeva l’arruolamento di 30.000 uomini per l’anno IX° (1800-1801), altrettanti per l’anno X° (1801-1802), più 6000 uomini destinati ad essere incorporati, solo in caso di guerra, nella Riserva Dipartimentale. Una volta raggiunti i ranghi richiesti il reggimento venne, per ordine di Napoleone, trasferito a Verdun. La vita del 112° reggimento di linea invece fu molto breve. Un cospicuo battaglione fu aggiunto al 111° di Linea, mentre il resto andò ad infoltire i ranghi del 31° reggimento leggero. Il 112° verrà ricostituito successivamente ma non con soldati provenienti dal territorio italiano ma con reclute provenienti dal Belgio.

1803-1806

Il progetto di Napoleone di invadere e sconfiggere l’Inghilterra che era stata da sempre la sua spina nel fianco, e lo sarà per tutto il periodo del suo Regno e fino alla sua morte, lo fece procedere al concentramento delle truppe a nord della Francia, in attesa del momento propizio per l’invasione, nei pressi di Boulogne Sur Mére nel Canale della Manica. Anche il 111° venne convocato all’adunanza ove arrivò il 21 di agosto del 1803 e vi rimase fino all’estate del 1805 trascorrendo le giornate tra continui addestramenti allo sbarco e lavori di routine. Ma la minaccia proveniente da terra da parte delle forze della terza coalizione, e la difficoltà nel riuscire ad operare il tanto atteso sbarco, spinsero Napoleone, ormai divenuto Imperatore, a modificare i suoi piani. Seguendo un ruolino di marcia molto serrato l’Armata fu spostata in tempi strettissimi dalla Manica al Reno a marce forzate e con una serie di abili manovre e contromanovre riuscì ad arrestare la progressione degli alleati ad Ulm dove il 20 ottobre l’intera armata austriaca del generale Karl Mack, forte di venticinquemila uomini venne pesantemente sconfitta. Il 111° non prese parte a questa azione essendo stazionato a Dachau vicino a Monaco ma alla ripresa della marcia verso Vienna il reggimento, venne incorporato nell’Avanguardia del III° Corpo di Armata di Davout.
Il 14 novembre del 1805 il reggimento entrò trionfalmente nella capitale asburgica per posizionarsi di li a poco sulla strada di Brno da cui, su ordine dell’Imperatore, il 29 novembre mosse verso nord per andare a dar manforte alla debole ala destra francese dislocata tra i villaggi di Telnitz e Sokolnitz. In quella circostanza il reggimento coprì la distanza di 110 chilometri in 36 ore.
Il 2 dicembre si levò il sole di Austerlitz e il 111° reggimento, accorpato alla Brigata Lochet, combattè accanitamente prima per conquistare e poi per tenere Sokolnitz. La cittadina venne presa e persa più volte, mentre i Tirailleurs du Po cercavano di tenere Telnitz. I durissimi combattimenti si conclusero vittoriosamente solo verso le 16 dello stesso giorno. Le perdite del reggimento furono ingenti: 138 tra morti e feriti, 68 prigionieri su un totale di 1300 uomini.
Il Generale Friant, uomo poco avvezzo a lodare i suoi soldati e decisamente convinto delle scarse attitudini militari degli italiani, dovette ricredersi e nei giorni successivi alla battaglia trovò parole esaltanti nei suoi rapporti ufficiali al Maresciallo Davout nei confronti dei piemontesi del 111° per aver resistito così a lungo in quelle estreme condizioni.
La pace di Presburgo, stipulata a Bratislava il 26 dicembre 1805, pose fine alla guerra, ma la quiete durò ben poco.

Placca dello shako modello 1806 numeri traforati


Placca dello shako modello 1806 numeri in rilievo – Ritrovata a Mozhaysk

L’8 ottobre 1806 la Prussia dichiarò nuovamente guerra alla Francia e già all’alba del 14 il III° Corpo d’Armata di Davout con le sue tre divisioni , 1^ Gudin, 2^ Friant e 3^ Morand, iniziarono la marcia posizionandosi sul fianco dei Prussiani verso Auerstadt, mentre l’Imperatore col grosso delle truppe li impegnava di fronte a Jena. Il combattimento fu molto accanito ed il grosso delle forze del nemico si diresse proprio verso Davout. Ma quel giorno le sue divisioni fecero miracoli, manovrando con precisione da piazza d’armi. Alla fine il nemico, dopo molte furiose ed infruttuose cariche guidate anche da Blucher in persona, dovette soccombere alla superiorità tattica dei Francesi subendo lo sbandamento dell’esercito. La Grande Armèe, con al seguito il 111° di linea entrò a Lipsia e quindi a Berlino. Lo stesso Imperatore decise che per i meriti dell’eroica condotta nei combattimenti alla battaglia di Auerstadt il III° Corpo d’Armata, e con esso il 111° di linea, avrebbe avuto l’onore di entrare per primo nella capitale nemica facendo da Guardia d’Onore all’Imperatore in persona. Inoltre il 111° avrebbe potuto ricamare sul retro del Drappo reggimentale il nome di Auerstadt, dopo quello di Austerlitz, come riconoscimento del valore dimostrato in battaglia.
Attraversata la città di Berlino il 111° bivaccò alcuni giorni a pochi chilometri fuori dalla città, dove il 28 ottobre ricevette la visita di rassegna dell’Imperatore in persona. In quella giornata Napoleone concesse 10 onorificenze della Legion d’Onore, 4 promozioni a capitano, 2 a tenente e 9 o sottotenente. Il comando del reggimento passò dal colonnello Gay, promosso anche egli lo stesso giorno a Generale di Brigata, al colonnello Husson proveniente dal comando del 108° reggimento di linea. Pochi giorni di riposo e di nuovo pronti per partire alla volta del fiume Oder. La campagna di Polonia stava per iniziare.

1807

Dopo aver raggiunto Posen sulla Vistola i soldati iniziarono a conoscere i rigori del clima e le privazioni causate dalla scarsità dei viveri. Durante quel periodo furono costretti a mangiare di tutto per sopravvivere, cavalli morti, patate marce, biscotti con la muffa, lardo rancido e perfino candele e brodo di zaini di cuoio. Gli spiedini di topo erano una prelibatezza che portava però epidemie e malattie che falcidiarono ulteriormente i ranghi del reggimento. Lo stato disastroso delle strade, poi, che erano delle vere e proprie pozze di fango ed i continui ed improvvisi attacchi dei cosacchi, lasciavano presagire negli animi quale sarebbe stato il destino di quella campagna.
Un ulteriore spostamento li portò a combattere nei pressi di Pultusk e Golymin e poi ancora l’ 8 febbraio nei pressi del villaggio di Eylau, dove si svolse, con alterne vicende, una delle battaglie più incerte e sanguinose dell’epoca: in quella tormenta di neve e piombo l’Armata perde non meno di diecimila uomini. Il 111° non prese parte a quella battaglia in quanto isolato ad una distanza di 60 chilometri, ma venne attaccato il 12 febbraio da un forte contingente russo nei pressi del villaggio di Mieszyniec e solo dopo un duro combattimento riuscì a disimpegnarsi facendo arretrare il nemico. Anche in questa occasione Napoleone ebbe a citare in una lettera del 21 febbraio inviata al Generale di Divisione Savary da Liebstadt l’eroico reggimento del Maresciallo Davout che da solo e senza linee di copertura era riuscito per 15 giorni a resistere all’urto di preponderanti forze nemiche, imponendogli il rispetto di sé e salvaguardando le linee di comunicazione con Varsavia. In quella lettera Napoleone si riferiva proprio al 111e di linea.
Il 10 di maggio, dopo varie marce di spostamento il reggimento raggiunse Doringen dove ricevette un contingente di 480 nuove reclute partite da Torino. Ancora marce e manovre di addestramento riempirono tutto il mese di maggio ma poi arrivò l’ordine di marciare sulla piazzaforte di Koenigsberg per porre l’assedio alla città, ma non appena raggiunta la posizione assegnata il reggimento fu subito dirottato verso Friedland dove era imminente una nuova grande battaglia, che si rivelò una tra le più sanguinose dell’epoca napoleonica e dove l’esercito russo subì una pesante sconfitta. Il 111° reggimento però arrivò nei luoghi quando ormai lo scontro era terminato. Di li a poco un armistizio determinò la cessazione delle ostilità ed iniziarono le trattative per quello che diventerà il trattato di pace di Tilsit. L’intera divisione venne così inviata a Barfolens dove fu avviata la costruzione di un vero e proprio accampamento stabile e dove i soldati vennero finalmente ed adeguatamente rifocillati con viveri e vestiario proveniente dai carriaggi francesi ma anche da materiali rastrellati all’esercito russo. Il 111° venne rifornito si stoffa colore verde scuro originariamente destinata alle uniformi della fanteria russa, con la quale i soldati si cucirono delle nuove uniformi, in sostituzione di quelle ormai troppo logore. Tutti gli altri reggimenti alla vista di quelle uniformi verdi soprannominarono i soldati del 111° “le lucertole del III° Corpo d’Armata”.
Il 28 di giugno le truppe furono scelte per essere passate in rassegna dai due Imperatori ed ancora invitate a dare dimostrazione allo Zar Alessandro della bravura nelle manovre militari.
Il successivo 7 luglio fu firmato il trattato di pace di Tilsit ed il III° Corpo d’Armata, mentre tutto l’esercito rientrava in patria, fu lasciato a garantire la stabilità del nuovo costituito stato del Granducato di Varsavia.
Sul finire dell’anno il reggimento ricevette nuove reclute e la sua forza al 31 dicembre 1807 contava 62 Ufficiali e 2270 soldati di truppa.

1808

Nell’anno 1808 si avviò la campagna di Spagna ed il 111° vi prese parte seppur limitatamente, nel senso che, mentre il grosso del reggimento continuò a presidiare la Polonia, limitandosi a brevi spostamenti tattici, al quartier generale del reggimento venne avviata la costituzione di un IV° battaglione con 700 reclute provenienti dai dipartimenti del Taro e del Po. Il battaglione inquadrato all’interno del corpo d’armata del maresciallo Moncey, nel 6° reggimento provvisorio, nella Brigata Lefranc, 2^ divisione Gobert venne inviato verso la Spagna, a Vittoria e poi verso Madrid, dove il famoso “dos de majo” partecipò agli scontri con la popolazione alla porta S.Bernardino, teatro di uno dei combattimenti più cruenti di quella campagna. I soldati del 111° furono coinvolti in episodi di estrema crudeltà subiti ed inferti ai civili per rappresaglia, un susseguirsi di atti di violenza e di crimini orrendi che caratterizzarono tutta la campagna di Spagna. Il battaglione inviato nella penisola iberica di li a poco si estinse con il conseguente passaggio dei reduci nei ranghi del 116° reggimento di linea di nuova formazione.
In Polonia, nel mentre, il resto del reggimento continuava le attività di routine, dividendosi tra azioni di polizia e di controllo ed addestramento alle manovre militari.
Nel mese di maggio il deposito del reggimento fu spostato da Magonza a Spira ed ancora in luglio i battaglioni vennero così destinati: il 1° battaglione, 17 ufficiali e 725 soldati, distaccato a Wloclawek; il 2° battaglione, 18 ufficiali e 733 soldati, distaccato a Brzesc; il 3° battaglione, 19 ufficiali e 759 soldati, distaccato a Lubraniec.
Ad agosto il reggimento ricevette l’ordine di dirigersi verso la frontiera austriaca e nel mese di ottobre fu incorporato nella neo costituita Armata del Reno.

1809

I primi mesi dell’anno trascorsero serenamente per i soldati acquartierati negli accampamenti tedeschi, ma già in marzo si iniziarono ad avvertire le prime avvisaglie di un nuovo conflitto con l’Austria. Il reggimento venne inviato a Bayreuth, ma appena in vista della città di Hahnbach si trovò di fronte 4 battaglioni di fanteria austriaci con più di mille cavalleggeri schierati in formazione di combattimento. Lo scontro fu violentissimo ma il 111° reggimento resistette fino alla sera. L’indomani mattina gli austriaci si erano ritirati e mentre i soldati assistevano i feriti una compagnia dei volteggiatori venne inviata a dare soccorso al 1° Reggimento Cacciatori a cavallo che era stato attaccato ad Amberg. Nei giorni successivi giunse l’ordine di dirigersi verso Ratisbona ma non appena arrivato il reggimento fu costretto a ripiegare viste le ingenti schiere dell’Arciduca Carlo che minacciavano la città. Seguirono sanguinosi combattimenti ad Heusen e Tengen, per arrivare alle vittoriose battaglie di Abensberg e di Eckmul. Il maresciallo Davout, principale artefice di tale successo venne ricompensato con la concessione del titolo di Principe. Dopo il combattimento di Landshut e la successiva ritirata dell’Arciduca Carlo, il 111° reggimento partecipò alla riconquista di Ratisbona marciando poi sulla riva sinistra del Danubio fino all’ingresso in Vienna del 13 maggio.

Ma l’Arciduca Carlo si dimostrò ostinato ritirandosi al di la del fiume ed ammassando truppe nella piana di Wagram, mentre i Francesi occuparono l’isola di Lobau, che costituiva un baluardo fortificato per il ricovero delle migliaia di soldati. Nella successiva importante e decisiva battaglia di Wagram del 5 e 6 luglio 1809 il 111° reggimento ai comandi del Generale Davout fu impegnato a lungo negli scontri sul fianco destro dell’Armata nei pressi del villaggio di Glinzendorf. In quei concitati momenti i soldati si trovarono d’improvviso Napoleone in persona tra di loro intento a studiare le posizioni per far installare una batteria di artiglieria a supporto di quei valorosi soldati. Gli uomini lo salutarono con grida di grande gioia. Ancora una volta le truppe francesi uscirono vittoriose dalla battaglia ed a seguito dell’armistizio firmato a Vienna il 111° reggimento venne inviato ad occupare Brunn dove ricevette 380 nuove reclute per rimpiazzare i caduti.

1810 – 1811

Il 1810, come pure il 1811 furono due anni di relativa calma ed il reggimento trascorse le giornate in intensivi ed estenuanti addestramenti. Uniche note di rilievo furono nel 1810 la visita della neo Imperatrice Maria Luisa che si trovava in Francia per il matrimonio con Napoleone e nel 1811 il passaggio di consegne dal Colonnello Husson, promosso Generale di Brigata, al nuovo comandante Colonnello Juillet con lo spostamento della sede del reggimento ad Amburgo.

Placche dello shako modello 1810


Risale sempre al 1811 la riorganizzazione delle unità dei reggimenti che prevedeva 4 battaglioni di fucilieri, uno di granatieri, uno di volteggiatori ed uno di addestramento al deposito. Il 111° ricevette 1200 reclute piemontesi per avviare la costituzione del 4° battagliane di fucilieri e del 6° battaglione di addestramento. Giunsero poi 279 reclute olandesi che in breve tempo dovettero essere spostate in altri reggimenti olandesi per ovvi motivi di incomprensione di linguaggio.

1812

Il 1812 fu l’anno grandemente caratterizzato dalla famosa Campagna di Russia che secondo molte autorevoli fonti segnò l’inizio del declino dell’astro di Napoleone. L’inasprimento dei rapporti tra Napoleone e lo Zar Alessandro fece si che tutti i reparti francesi dislocati nei territori europei si dirigessero già dai primi mesi dell’anno verso oriente e con essi anche il 111° reggimento che venne inviato a Rostock insieme a tutto il III° Corpo d’Armata del quale faceva parte. Marciando a tappe forzate giunsero a Georgenburg dove il 15 del mese di giugno tutta la quinta Divisione venne passata in rassegna dall’Imperatore, il quale espresse vivo compiacimento nel vedere i battaglioni del 111° che quel giorno schierava 85 ufficiali e 4157 soldati in armi. In giugno la Grande Armata, che contava oltre 600.000 uomini distribuiti tra la Guardia Imperiale, i dodici Corpi d’Armata, di cui uno austriaco, ed i quattro Corpi della Riserva di Cavalleria, varcarono la frontiera del Niemen ed entrarono nel territorio Russo.

Fuciliere in uniforme del 1812 – Realizzazione Mario Citarelli


L’immancabile 111° reggimento fanteria attraversò il confine il 25 del mese di giugno, e venne dislocato presso il I° Corpo d’Armata comandato dal Marescaillo Davout, 5a divisione comandata dal Generale di Divisione Compans, 4a brigata comandata dal Generale di Brigata Longchamps. All’arrivo nella città di Minsk il giorno 8 luglio il reggimento aveva già perduto 1300 soldati, molti dei quali ospedalizzati o rimasti distaccati nelle posizioni di guardia, sicché il colonnello Gabriel Juillet poteva disporre di cinque battaglioni di cui il I° di 667 uomini affidato al comandante di battaglione Michele Richieri, il II° di 645 uomini, comandato da Carlo Guisiana, il III° costituito da 518 uomini comandato da Luigi Bastioni, il IV° composto da 539 uomini comandato da Detillier ed il V° con 675 uomini comandato da Barrauan. Il comandante in seconda era il maggiore Federico Montiglio. Il 19 il reggimento giunse a Mohilev dove si scatenò il primo duro combattimento della Campagna terminato il quale di nuovo iniziarono le marce passando per Orcha, guadando il fiume Dniepr per poi marciare su Smolensk. I russi continuarono a ritirarsi verso Mosca, tranne piccole azioni di guerriglia scatenate dai cosacchi, costringendo l’armata di Napoleone ad avanzare indebolendosi ogni giorno di più a causa delle malattie e degli stenti.

Riproduzione di shako con placca modello 1812

Il 16 settembre, dopo mesi di vani inseguimenti alla ricerca della grande battaglia decisiva per battere il nemico, Napoleone si trovò l’esercito schierato a Borodino e diede l’ordine alla Divisione Compans, di attaccare la ridotta fortificata di Schwardino. Il 111° riuscì insieme ad altri reggimenti a conquistare la ridotta ma con grandi perdite. Una carica eseguita su un fianco dello schieramento da parte della cavalleria russa della Divisione Glutchow causò ulteriori 300 morti. Finalmente giunse la notte e tutti i reggimenti la trascorsero a raccogliere i feriti ed a preparasi per la nuova battaglia dell’indomani dove il 111° fu impegnato nell’attacco della grande ridotta di Bagration, il punto più fortificato dello schieramento russo. Ancora notevoli perdite per il reggimento che nonostante tutto continuò ad attaccare il nemico fino alle 8,00 della sera. E poi ancora il medesimo copione, nottata a soccorrere i feriti e preparasi per il terzo giorno di battaglia, ma alle prime luci dell’alba i soldati videro che il nemico durante la notte si era dileguato. Giusto il tempo di riorganizzarsi e l’armata riprese ad inseguire i russi in direzione di Mosca dove il 111° entrò il 15 di settembre con i ranghi notevolmente ridotti: 1° battaglione 262, 2° battaglione 365, 3° battagliane 360, 4° battaglione 351 e 5° battaglione 309. Una forza complessiva di 1647 uomini tra ufficiali e soldati di truppa. Ben 2155 mancavano all’appello. Nei giorni successivi giunse per il 111° un contingente di 280 nuove reclute. L’inverno incalzava e trascorso oltre un mese senza che si arrivasse ad una pace con lo Zar Alessandro, Napoleone ordinò la partenza prevista per il giorno 19 di ottobre. Durante la ritirata il 111° venne impiegato a dare manforte ai reggimenti napoletani ed italici del Principe Eugenio a Malojaroslawets, i quali avevano coraggiosamente sostenuto uno scontro contro preponderanti truppe nemiche. Le marce estenuanti, gli stenti, la fame, le malattie ed i continui attacchi di guerriglia dei cosacchi e dei contadini russi provocarono migliaia di morti ogni giorno. I feriti diventarono un peso enorme per la grande marea in fuga e venivano abbandonati sui bordi delle strade o peggio ancora, mangiati dai superstiti che cercavano disperatamente di sopravvivere. Anche il colonnello comandante del 111° reggimento morì a Wielnius a causa delle ferite riportate negli scontri di Mosca. Durante la notte poi le temperature scendevano oltre 30 gradi sotto lo zero causando assideramenti di massa. Migliaia di uomini morirono anche durante l’attraversamento della Beresina, ormai senza forze, disarmati ed indifesi non reagivano neanche più agli attacchi dei russi, affogati o schiacciati dalla folla ormai in preda al panico e mossa solo dall’istinto di sopravvivenza.

1813

Della Grande Armée, partita con oltre 600.000 soldati, non rimaneva ormai, al guado del fiume Niemen che una ristretta marmaglia di superstiti dei quali non si distinguevano più neanche i reggimenti di appartenenza. Alcune fonti parlano di circa 50.000 superstiti, altre di 30.000. I dispersi ed i caduti furono una quantità enorme, tanto che ancora oggi, di tanto in tanto, riemergono dei cimiteri improvvisati di quanti morirono sul suolo russo.
L’armata del Regno Italico contava appena 2.000 sopravvissuti mentre il 111° reggimento tornava con soli 200 uomini, al comando del maggiore Montiglio. Furono trasferiti da Thorn a Posen dove si unirono ai resti dei reggimenti 25°, 57° e 61°, per formare il terzo battaglione di un reggimento provvisorio, costituito con altri resti del I° corpo d’armata. Ma raggiunta Francoforte sull’Oder il 12 di febbraio il reggimento venne ricostituito con i nuovi reclutamenti ed in breve raggiunse
la forza di 3098 soldati organizzati in quattro battaglioni da guerra ed uno di deposito, con un nuovo comandante, il colonnello Holtz, il quale con una grande cerimonia restituì l’Aquila al reggimento, salvata durante la campagna di Russia.

Bottoni versione numeri arabi


Bottone ritrovato sul campo di battaglia di Smolensk


L’esercito veniva ricostituito e riorganizzato ed il precedente I° Corpo d’Armata fu ribattezzato XIII° Corpo d’Armata al comando del Generale Davout, e fu formato anche dalla 40a divisione di cui il 111° costituiva una Brigata insieme al 61° reggimento di linea.
Ben presto una nuova guerra si prepara contro gli Alleati in Sassonia ed i reparti vennero impiegati negli scontri di Lutzen, di Bautzen e nella grande battaglia di Dresda e poi ancora presso Boitzenbourg e Messow. Il reggimento raggiunse poi la città di Molln dove rimase trincerato e dove subì numerosi attacchi e perdite.
La situazione iniziò di li a poco a precipitare. Napoleone, fino ad allora, era rimasto imbattuto sui campi di battaglia ed i suoi nemici iniziarono ad evitare lo scontro diretto con il grande genio militare dirigendo le loro attenzioni sui reparti comandati dai suoi generali che spesso non si dimostrarono all’altezza dell’Imperatore. L’esercito indebolito da più parti subì in ultimo la grande sconfitta di Lipsia ed il XIII° Corpo d’Armata tagliato fuori dal grosso delle forze dovette riparare dentro le mura della città di Amburgo. Il 111° fu incaricato di presidiare il forte S.Giorgio, opera militare avanzata sul perimetro delle fortificazioni. In breve la città fu posta sotto assedio da una forza di 60.000 uomini. Il Generale Davout poteva opporre solo 30.000 uomini di svariate nazionalità chiamati a presidiare un perimetro di oltre 40 chilometri.
Sebbene stanchi, delusi, ammalati ed insidiati gli italiani restarono fedeli fino all’ultimo alla causa imperiale contrariamente agli olandesi e ai tedeschi che alla fine del blocco abbandonarono la città. Di questa fedeltà darà testimonianza lo stesso Napoleone, che una volta in esilio, ebbe modo di lodare nelle sue memorie la fedeltà degli Italiani. Al 111° reggimento venne affidato l’intero quartiere di San Giorgio che comprendeva il sobborgo di S.Giorgio, la linea di Hamm, il dente e le dighe dell’Elba e della Billewerda ed anche le due ridotte costruite nelle isole di Wilhelmsburg e Moorwerder.

1814

Nella notte tra l’1 e il 2 gennaio il nemico attaccò pesantemente l’isola di Moorwerder, ma venne respinto. Ma gli assalti si susseguirono ripetutamente ed in uno di questi trovò la morte il Colonnello Holtz, comandante del reggimento. Il comando passò quindi ad interim al Capo Battaglione Bastioni. Su tutto il fronte difensivo si scatenò la furia degli assedianti, ma i difensori mostrarono grande coraggio e resistenza perdendo un centinaio di soldati ma senza cedere. Le intense cariche continuarono anche nei giorni seguenti ma senza risultato. Dal 24 febbraio al 18 marzo si ebbero in media due allarmi al giorno, fino ad arrivare all’attacco generale, avvenuto il 18 marzo, che fallì ancora come tutti i precedenti. Da quel momento gli alleati decisero di risparmiare la vita di migliaia dei loro soldati attendendo che le dure condizioni del blocco, la mancanza di cibo e di viveri e le epidemie convincessero i difensori alla resa. Ma contrariamente ad ogni aspettativa, quando iniziò il disgelo la guarnigione di Davout passò addirittura all’offensiva nel tentativo di allargare il fronte di offesa del nemico, ed ottenne anche notevoli successi.

Bottoni versione numeri romani


Bottone piccolo modulo


Purtroppo il 25 aprile giunse a gelare gli animi la notizia dell’abdicazione di Napoleone a Fontainebleau e la bandiera bianca fu innalzata sulla piazzaforte. Il 111° reggimento rimase nella città fino al 25 di maggio quando la città fu insediata dai generali del Re di Francia Luigi XVIII°.
Lo stesso giorno la guarnigione di Amburgo evacuò la città dirigendosi verso la Francia e raggiungendo il giorno 28 la città di Longwy, luogo fondamentale per il futuro del reggimento. Ai soldati venne data la facoltà di scegliere se lasciare l’esercito definitivamente oppure arruolarsi nei nuovi ranghi del Re di Francia. Gli italiani, tutti, in blocco, fedeli agli ideali napoleonici si congederanno, eccetto un centinaio di ufficiali e sottufficiali che accetteranno di restare a servizio di Luigi XVIII°. Il 1° agosto 2259 uomini del 111° partirono alla volta dell’Italia ove giunsero il 26 dello stesso mese.

1815

Il reggimento venne quindi sciolto come 111° di linea e ricostituito come 90° dai restaurati Borboni. I soldati rientrati in Italia, dopo essere stati lodati per le loro gesta dai Generali di mezza Europa, anche quelli avversari, si trovarono ad essere disprezzati nelle loro città dalla popolazione fomentata dalla forte corrente antinapoleonica e addirittura odiati dalle autorità Sabaude.

Drappo del 111° Recto


Drappo del 111° verso


Ma quando giunse la notizia della fuga di Napoleone dall’Elba molti di questi italiani tornarono sotto le bandiere che avevano portato vittoriosi in tutta Europa ed il 13 di marzo del 1815 il 90° reggimento di linea del Re tornò ad essere il 111° reggimento di linea dell’Imperatore inquadrato nel IV° Corpo d’Armata del Generale Gèrard al comando del prode colonnello barone Sauset.
Il reggimento combatté vittoriosamente il 16 giugno 1815 a Ligny e il 18 a Wavre contro i Prussiani.
Ma la disfatta di Waterloo rese inutili le vittorie conseguite e questa volta la seconda caduta dell’Impero portò il reggimento al definitivo scioglimento. Ai soldati d’Italia restò il ricordo di un’avventura gloriosa e drammatica ed una reputazione paragonabile a quella della Vecchia Guardia: la consapevolezza del proprio valore, conquistato con il sacrificio di tanti coraggiosi, li rese ancor più orgogliosi di aver servito nel 111° reggimento di fanteria di linea.

GIULIO CENTANNI

Bibliografia
Il 111° di linea dal 1800 al 1814 – Fasti e vicende di un reggimento italiano al servizio francese.
Monografia del tenente colonnello dei bersaglieri Eugenio De Rossi – Edizione 1995.

Il volo dell’aquila piemontese. Storia e gloria di un reggimento piemontese sotto Napoleone I. Il 111° RGT fanteria di Linea – I tre paletti – di Federico Molinaro 2013.

Le 111e de ligne en Russie di Alain Pigeard, Tradition Magazine N° 208, Febbraio 2005.