Effetto scala ? Ma lasciamo perdere … di Andy Bann

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Effetto scala ? Ma lasciamo perdere … di Andy Bann

Sono sicuro che molti modellisti hanno sentito parlare dell’ “effetto scala” e ne hanno una propria opinione. Quasi la totalità di coloro che ne parlano, sulle riviste o in internet, sono favorevoli a questo effetto. Non ho ancora visto nulla di stampato che invece lo denunci. Bene fatemi essere il primo a farlo: l’effetto scala è un totale controsenso. Questo voglio dire e ora possono partire le mail risentite.
Non sono certo che il suo istigatore sia stato Ian Huntley ma ha certamente ha contribuito alla sua diffusione con la sua serie di articoli su “Scale Aircraft Modelling”, arrivando fino al punto di realizzare delle tabelle nelle quali indicava la percentuale in base alla quale schiarire o scurire quel dato colore per renderlo adeguato alle diverse scale modellistiche.

Ora per massima onestà devo dire che non ho letto questi articoli però mi sono fatto una idea piuttosto precisa del loro contenuto grazie ai modellisti che aderiscono alla legge dell’effetto scala in aggiunta alla loro stessa visione di questo soggetto.

Per quelli di voi che hanno scarsa familiarità con questo concetto l’effetto scala, detto in breve, è questo: più vi allontanate da un oggetto più il suo colore cambia a causa dell’interferenza dell’atmosfera. Detto in parole povere un colore chiaro diventerà più scuro ed uno scuro più chiaro.

Prendiamo come esempio un modello di aereo in scala 1/72 dove 1 pollice (2,54 cm) corrisponde a 6 piedi (1,8 m) reali. In altre parole un modello in scala 1/72 che ha una apertura alare di 8 pollici (20,3 cm) corrisponde ad un velivoli reale che ha una apertura alare di 48 piedi (14,6 m). Secondo questa logica osservare un modello da una distanza media di 12 pollici (30,5 cm) equivale ad osservare un oggetto reale da una distanza di 48 piedi (14,6 m). In accordo con la regola dell’effetto scala, la tonalità del colore dovrà apparire differente, in maniera significativa, se vista da una certa distanza piuttosto che da vicino. In un modello in scala 1/72 si dovrà modificare il colore di più che per un modello in scala 1/48 perché rappresenta un velivolo visto da una distanza maggiore.

Il mio ragionamento è il seguente: sono molte, moltissime le variabili coinvolte per poter dire con certezza che sia necessario un cambiamento, ammesso che ci sia, per dipingere un modello in modo tale che si avvicini il più possibile alla rappresentazione dell’oggetto reale, visto da una certa distanza. Inoltre l’idea di realizzare una tabella – fosse anche solo una guida rozza – è ridicola.

Prendete in considerazione questi punti:

la vernice originale cambia in maniera drammatica per molto buone ragioni. Sebbene si faccia molto affidamento sugli standard strutturati per i colori, come le chips del Federal Standard statunitense o lo standard britannico Methuen, questi standard non si possono applicare direttamente al mondo reale.

Differenti produttori di vernici hanno interpretazioni differenti della tabella ufficiale dei colori, se una esiste, e le differenti vernici invecchiano in modi differenti. Chiunque abbia avuto una auto di colore bianco sa quante variazioni di bianco ci sono quando si decide di acquistare una bomboletta di vernice spray per un ritocco.

Inoltre durante il tempo di guerra gli standard a volte vengono gettati dalla finestra a causa della mancanza di scorte di vernice del giusto colore. Gli equipaggi di terra spesso dipingono gli aerei con qualunque vernice hanno a disposizione e questa può, o non può, essere del colore corretto.

Come si può dire di rendere più chiaro l’Olive Drab aggiungendo un 20 per cento di bianco, per un modello in scala 1/72, quando la vernice dell’aereo reale può cambiare molto o poco da aereo ad aereo ? Quale tonalità va schiarita ? Quella di un P-40B dipinto di fresco in fabbrica dalla Curtiss nel 1940 o quella invecchiata di un P-51B costruito dalla North American nel 1943 ?

Prendere campioni di vernice originale dagli esemplari conservati nei musei non è di aiuto. La vernice si ossida, si schiarisce e con gli anni si accumula lo sporco. Gli aerei Austro-Ungarici della prima guerra mondiale sono un ottimo esempio. Per anni si è pensato che alcuni erano dipinti nella cosiddetta mimetica ‘’a foglie autunnali’’ composta da esagoni rosso/marrone e verde su una base giallo mostarda. Recenti analisi chimiche hanno dimostrato che i colori usati erano in realtà tre differenti tonalità di grigio e che le vernici e la finitura finale trasparente nel tempo si erano ossidate ed avevano virato verso i colori delle “foglie autunnali”.

Penso sia più sicuro dire che molti di noi mentre modellano lavorano con foto dell’oggetto reale e questo vale anche per soggetti moderni. Non è fattibile né pratico visitare un aeroporto tutte le volte che bisogna verificare i colori delle vernici e questa non può essere considerata un’opzione per molti velivoli storici, a meno di non poter avere accesso ad una macchina del tempo. Ovviamente se qualcuno li fuori può me lo faccia sapere, amerei prenderla in prestito qualche volta per vedere chi fosse effettivamente su un poggio erboso nel 1963 … ma sto divagando.
Le fotografie pongono una nuova gamma di variabili nell’equazione. Pellicole differenti, fotocamere differenti, illuminazione differente e differenti laboratori di sviluppo. Anche due foto prese da differenti angolazioni, a causa della rifrazione, mostrano lo stesso colore in maniera differente.

Lo stesso DC-3, la stessa vernice rossa, dalla stessa distanza, stessa fotocamera, stesso rullino sviluppato nello stesso laboratorio, due angolazioni differenti. Quale rosso usereste come punto di inizio per il vostro effetto scala ?

(Le foto sono di Gordon Parker)

I colori per hobbistica che usiamo variano immensamente. Quando dovevo dipingere l’abitacolo del mio Tomcat Hasegawa (http://www.warpedplastic.co.uk/aircra … hasegawa_f14/f14-main.htm) ho confrontato i colori prodotti dalla Testors, Humbrol, Aeromaster e Gunze Sangyo. Tutte si suppone siano FS 36320 ma sono abbastanza differenti tra di loro. E nessuna di queste corrisponde con una qualsiasi foto a colori che ho dell’abitacolo del Tomcat ! In altre parole perché cambiare il colore di una certa quota predefinita solo perchè è un colore “da barattolo”. Può ben essere già una tonalità sbagliata e quindi renderla più chiara può solo rendere più evidente l’errore !

Un interessante aspetto secondario è dato dal fatto che ho diverse confezioni dello stesso colore sia della Aeromaster che dalla Polly Scale. Queste due marche sono prodotte, come probabilmente già sapete, dalla Floquil e sono, in tutto, la stessa vernice in confezioni differenti. La Aeromaster afferma che le sue vernici sono più chiare per l’effetto scala mentre la Polly Scale non fa comunicati di questo tipo – ancora una volta sono esattamente la stessa vernice !

Hmmm …. Se posso aggiungere l’Aeromaster inoltre mi annoia fino alla fine con la sua insistenza nell’uso dell’effetto scala per le sue decal. I loro simboli, specie quelli giapponesi, sono troppo arancioni e assomigliano poco agli Hinomaru rosso acceso. Anche il rosso di alcune delle loro coccarde britanniche assomiglia più ad un rosa che ad un rosso mattone. Ai miei occhi nessuna delle due sembra “giusta”.

Anche l’illuminazione e le condizioni meteo possono influire sulla percezione dei colori in maniera immensa. Un velivolo visto in un hangar semibuio in un giorno di foschia avrà un aspetto completamente differente se visto nella piena luce del sole. Allo stesso modo un modello illuminato da una lampada da tavolo da 60 W apparirà differente rispetto ad uno visto sotto la luce naturale o quella di un neon.

Se vogliamo portare il discorso agli estremi, una nave in scala 1/700 sarà quasi bianca ? Senza parlare del fatto che tutti i colori finiscono per avere la stessa monotona sfumatura. Basterò semplicemente spruzzare l’intera cosa – eliche, ponte di volo, scafo, sovrastrutture ed aerei – con un Pale Grey molto chiaro se non quasi bianco e tutto sarà finito. Non credete che questo semplificherà il lavoro di pittura ?

Infine, e per me è la ragione più importante, non guardo i miei modelli sullo scaffale e li penso come se fossero cose reali che sto osservando da 72 piedi (21 m) di distanza !

Chiamatelo cinismo, chiamatela mancanza di immaginazione ma non riesco a sospendere la mia incredulità così tanto, ne lo voglio fare particolarmente. Sono delle rappresentazioni a livello di miniature dell’oggetto reale ! Cerco di essere il più accurato possibile quando li costruisco e li dipingo ma la mia idea di accuratezza non arriva a dubbiosi cambiamenti nel colore basati su ipotetiche condizioni atmosferiche e osservazioni a distanza ! I modelli finiti secondo la legge dell’effetto scale che ho visto sembrano aerei scoloriti ed invecchiati in modo gradevole ma non assomigliano molto di più ad un oggetto reale parcheggiato a 72 piedi (21 m) di distanza di quanto assomigli ad una scimmia gigante il giocattolone di gomma del film originale di King Kong. Scusate ma sembrano modelli con la vernice scolorita.

Non metto in dubbio che il colore percepito cambia con la distanza. Quello che sto dicendo è che tentare di riprodurlo su un modello è una follia. La distanza è solo una variabile di una lunga lista di variabili e provare ad inserirla nei modelli è inutile. L’ “effetto scala” è, secondo me, una frase fatta che è stata adottata perché viene considerato un obbligo fare così e ritengo che molte persone che vi aderiscono lo abbino fatto senza pensarci su troppo. Ma è solo un lavoro basato su congetture fondate su un idea e trovo ironico che le stesse persone che seguono in maniera così fervida il “dio dell’accuratezza” aggiungano, volenti o nolenti, della vernice bianca alla finitura finale per aderire ad una idea vaga ed impossibile da dimostrare. Se siamo così coinvolti nel catturare in maniera così precisa l’aspetto dell’oggetto reale allora dobbiamo inserire tutte le variabili e creare un modello che abbia un punto preciso nello spazio e nel tempo. Prendendo in considerazione i punti precedenti si dovrà tenere conto dell’angolazione e della distanza, dell’illuminazione e dell’invecchiamento, di ogni aspetto della verniciatura, della qualità fotografica, ecc.

In altre parole il vostro P-51 dovrebbe essere finito come se venisse osservato direttamente con i vostri occhi e non per mezzo di una foto a colori d’epoca, in una soleggiata giornata primaverile a mezzogiorno, esattamente da 72 piedi (21 m) di distanza con la vernice applicata in fabbrica non più di due mesi prima e quindi avesse subito un tot di invecchiamento e di lavaggio, non suona ridicolo ? E lumeggerete il colore per rappresentare una certa distanza dall’osservatore ? Certamente è una cosa improponibile e francamente anche se voi poteste finire così il vostro modello questo non apparirebbe più “realistico” di un altro che ha utilizzato il colore direttamente “da barattolo”. Perché ? Perché è un modello, dannazione !Ancora una volta le possibilità di confrontare il vostro modello con l’oggetto reale vista in determinate condizioni esterne estremamente precise sono le stesse di quelle che avete di vincere la lotteria, giacere con Naomi Campbell e trovare la cura per il cancro tutto nello stessa giornata. Non succederà mai !!

Riflettete su questo punto: se pensate che sembri giusto, se siete contenti del modo nel quale è venuto questo è tutto quello che conta. E se tutti vi dicono che il colore non è in scala chiedetegli di provarlo. Poi ditegli di andare a $@%&£

*Dopo aver scritto l’articolo ho scoperto di avere gli articoli di Ian Huntley. Leggendoli (insieme al commento che Harry Woodman fa nel suo libro) non ho cambiato per nulla la mia opinione.

Fonti: L’articolo originale si trova alla pagina http://www.warpedplastic.co.uk/aircra … iews/scalecolour-rant.htm del sito http://www.warpedplastic.co.uk/frameset.htm. Si ringrazia l’autore per l’autorizzazione alla traduzione.